La migrazione "favorisce la
crescita sociale, economica e culturale collegando diverse
comunità, facilitando la collaborazione e consentendo la
circolazione di idee e risorse a beneficio sia dei paesi di
origine che di destinazione". Lo ha detto Gege Leme Joseph,
architetto e urbanista della Fau-Usp del Brasile parlando
durante un panel del congresso internazionale 'Diaspore
italiane - rappresentazione e questioni di identità' in corso al
Mei - Museo dell'emigrazione di Genova.
"I musei della migrazione svolgono un ruolo cruciale nel
preservare la storia e le esperienze della migrazione - ha detto
Joseph -, influenzando la percezione del valore della migrazione
e promuovendo una comprensione olistica dei bisogni dei
migranti. Centrando e amplificando le voci dei migranti,
promuovono una migliore consapevolezza delle storie in
evoluzione e dei contributi di coloro che si spostano, favorendo
il dialogo e le narrazioni basate sui diritti umani".
Marie Orton, professoressa di italiano alla Brigham Young
University (Utah, Usa) dove è a capo della sezione italiana, ha
invece presentato un panel dal titolo 'Ricostruire il passato e
decostruire il presente: i musei delle migrazioni ridefiniscono
l'italianità' con il quale ha illustrato come la presenza della
diaspora italiana sia raccontata in tre musei degli Stati
uniti: il Mob Museum, ufficialmente il National Museum of
Organised Crime and Law Enforcement di Las Vegas , il Iamla,
Italian American museo of LosAngeles e Ellis Island,
evidenziando come la narrazione storica dei musei conceda anche
spazi allo stereotipo, al pregiudizio e come vengano in qualche
modo omessi o sotto-raccontati gli aspetti legati invece ai
fenomeni criminali legati alla migrazione italiana come la
mafia.
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