Tutti assolti perché "il fatto non
costituisce reato". Si è chiuso così in primo grado il processo
milanese a carico di otto persone, tutti esponenti dell'estrema
destra, imputate per manifestazione fascista, ossia una
violazione della legge Mancino, per saluti romani alla
commemorazione nel 2016 dello studente Sergio Ramelli e
dell'avvocato Enrico Pedenovi, uccisi negli anni '70, e di Carlo
Borsani militare e stretto collaboratore di Mussolini ucciso
nell'aprile del 1945.
La sentenza è stata emessa dal giudice della sesta penale
Teresa Ferrari da Passano che ha accolto le richieste di
assoluzione dei legali degli imputati, gli avvocati Antonio
Radaelli, Luca Procaccini, Mario Giancaspro, Jacopo Cappetta e
Andrea Benzi. Tra gli imputati esponenti di Lealtà Azione e
Casapound. La Procura aveva chiesto condanne fino a 5 mesi. Tra
sessanta giorni le motivazioni della sentenza.
Numerosi sono stati i processi portati avanti dalla Procura
milanese su casi simili, di manifestazioni fasciste con saluti
romani, e la giurisprudenza di questi ultimi anni 'balla' tra
condanne e proscioglimenti. Con "la chiamata al presente e il
saluto romano" hanno voluto "celebrare in modo statico e
orgoglioso il disciolto partito fascista", aveva scritto il gup
di Milano Manuela Cannavale nelle motivazioni della condanna in
abbreviato, del settembre scorso, per 5 estremisti di destra
accusati di avere violato la legge Scelba (non la legge
Mancino), che sanziona l'apologia del fascismo, nell'aprile 2019
davanti al murale di Ramelli in via Paladini a Milano.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA