"Come si può raccontare una metropoli che ha fatto del suo dinamismo una cifra, una missione, dopo che le nostre città si sono svuotate per una pandemia che ci ha obbligati a rimanere chiusi in casa, come fossimo tutti in clausura?": se lo è chiesto Gianni Biondillo, scegliendo di affidare a una suora di clausura il compito di raccontare l'isolamento di questi ultimi mesi, nello spettacolo 'Grate', prodotto da Atir, che debutta il 30 novembre al teatro dell'Elfo di Milano, con la regia di Francesco Frongia e interpretato da Chiara Stoppa.
"Come si può raccontare il vincolo, il limite, il silenzio,
il raccoglimento, se non facendoci aiutare - spiega lo scrittore
milanese - da chi lo ha scelto per tutta la vita? Maria Chiara è
una suora di clausura del convento delle clarisse di Milano.
Ad
un certo punto del suo percorso esistenziale ha compreso quale
fosse la sua vocazione: isolarsi dal mondo per stargli più
vicino". Insieme a lei, le storie di altre sorelle, che hanno
fatto la stessa scelta in momenti ed epoche diverse.
Racconti che, sommati l'uno all'altro, ripercorrono la storia di
una città e di un Paese. "Perché scegliere la clausura non
significa dare le spalle alla città che ti accoglie, ma -
sottolinea l'autore - vederla e comprenderla in modo differente.
E se Milano è una città abitata da un popolo in continuo
movimento, dove storie antiche e moderne collidono e
s'infrangono in un turbine infinito, forse proprio da questo
centro immobile la si può osservare in modo davvero nuovo. Fuori
da ogni luogo comune, pieni di compassione e speranze".
Per il regista, quello che emerge dallo spettacolo è "un
mondo interiore, dove le regole sono diverse dalle nostre e da
cui possiamo imparare qualcosa sulla vita, sulla morte, e su una
città, Milano, capace di accogliere e di imparare dalla storia".
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