(di Gioia Giudici)
Una coperta di velluto jacquard,
che Marco de Vincenzo amava da bambino, è il collegamento tra il
mondo dello stilista e quello di Etro, per cui lo stilista firma
la prima collezione uomo da direttore creativo. "Questa
collezione - spiega lo stesso de Vincenzo - nasce da una
coperta, un pezzo della mia vita che ho portato nella storia di
Etro, perché questa coperta è diventata il cappotto che apre la
sfilata", in un set allestito con tutte le ridelle e i rotoli di
tessuto arrivati direttamente dagli archivi della maison.
Vedendo tutto per la prima volta, de Vincenzo si è mosso
negli archivi con la passione di chi rimane incantato dalle
storie che stanno dietro ogni singolo rotolo: "il signor Etro -
ricorda - mi ha raccontato che aveva inventato dei tessuti
scozzesi", e lui in questa collezione ha ritirato fuori proprio
quelli, con i kilt lunghi da abbinare a giacca e pantaloni o da
portare anche come gonna e basta, con gli zoccoli con la punta
all'insù stile olandese, ma con le borchie dorate. Perché in
questa collezione "c'è uno scambio continuo - spiega ancora lo
stilista - tra domestico, confortevole, ed eccentrico: è come
portare la casa fuori". Come, per esempio, con le tute intere, i
caftani o le borse shopping che sembrano dei porta coperta.
O nei tessuti: il gobelin per la casa viene ingigantito in
bianco e nero sul cappotto, i velluti da home design diventano
giacche, quelli optical sono usati per gli abiti, il paisley si
trasforma in versione geometrica jacquard sulle maglie o come
un'onda sulle tute di lana o di seta.
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