"Quello che ho sempre cercato di
fare è avere cura dei processi piccoli come di quelli grandi,
che danno visibilità, perché per l'imputato comune quel piccolo
processo è il 'suo' processo". Sta in queste parole tutta la
sensibilità, l'interesse, la curiosità "umanistica" che Guido
Salvini ha messo in più di 40 anni di lavoro in magistratura.
Storico giudice milanese, indipendente nel senso di una
"indipendenza personale", anche perché, come ha sempre detto, si
"è tenuto lontano dalle correnti" e non ha mai avuto brama "di
incarichi direttivi", compiuti i 70 anni lunedì scorso ora è in
pensione. E pronto a portare avanti quell'impegno "storico e
culturale sui temi della giustizia e della 'memoria' e della
riflessione sul nostro recente passato", che lo ha visto sempre
tenere lezioni e dibattiti in scuole, università, sedi comunali
e associazioni culturali e giovanili. E a lavorare ancora nelle
Commissioni parlamentari, come quella Antimafia.
Entrato in magistratura nel 1982, si è occupato, prima come
giudice Istruttore e poi come gip, di inchieste sull'eversione
di destra e di sinistra, più recentemente di terrorismo
internazionale e poi a Cremona dell'indagine sul
calcio-scommesse. E di nuovo a Milano dell'infiltrazione delle
mafie al nord e di indagini riguardanti fenomeni sociali, come
le curve ultrà e i 'trapper'.
"I momenti più coinvolgenti di questi quarant'anni - ricorda
Salvini - sono stati certamente gli anni del terrorismo durante
i quali con altri colleghi siamo riusciti a convincere centinaia
di giovani ad abbandonare la lotta armata e a reinserirsi nella
società. Così come sono state coinvolgenti, per me che ero
studente all'epoca dei fatti, le indagini che hanno consentito
di dare una paternità storico-giudiziaria alla strage di piazza
Fontana".
"Credo che i giovani colleghi di oggi siano molto preparati -
spiega ancora - ma non basta conoscere le sentenze della
Cassazione né fare bene i tre temi in un concorso per essere un
buon giudice. Serve curiosità, conoscenza del mondo,
sensibilità, capacità di parlare con gli avvocati e le parti e
una cultura generale e spesso queste doti oggi sono
insufficienti".
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