"Quando sono arrivata in Europa,
pensavo che le violenze e le sofferenze fossero finite, invece
era solo l'inizio. La mafia che mi ha portato qui mi ha
costretta alla prostituzione, prendeva tutti i soldi, e ho
vissuto in un mondo di violenza e odio": a dirlo è Maria (nome
di fantasia), 33 anni, originaria della Nigeria, una delle tante
donne vittime della tratta accolte nella Casa rifugio delle
Marche, della Comunità Papa Giovanni XXIII, guidata da don Aldo
Buonaiuto.
Ha raccontato la sua storia ad Ancona, durante l'evento "Le
radici cristiane, il futuro dell'Europa. Forza Italia verso il
congresso del Ppe". "Tante altre donne con me hanno subito lo
stesso destino - ha aggiunto - Ora ringrazio la Comunità Papa
Giovanni XXIII, che mi ha aiutata a trovare una nuova vita".
Comunità che stamani è stata visitata dal ministro degli Esteri
Antonio Tajani, che ha donato mimose alle ragazze ospitate in
occasione della Giornata internazionale della donna. Maria ha
vissuto per anni con il dolore della lontananza da sua figlia,
lasciata in Nigeria quando aveva un anno.
"Dopo pochi mesi dal mio arrivo in Europa, mia madre è morta
- ha ricordato - Per me la vita sembrava finita. Mia figlia era
sola, senza nessuno". "Ho chiesto aiuto e il ministro Tajani ha
fatto di tutto per riportarla in Italia - ha detto ancora Maria
- Dopo cinque anni, ho potuto finalmente abbracciarla di nuovo".
Oggi la ragazza ha un lavoro e una nuova speranza: "Grazie
all'aiuto della comunità e del ministro, ho iniziato a lavorare
nella produzione di marmellate. Ora voglio aiutare altre donne
che vivono quello che ho vissuto io, perché nessuna debba più
subire questa sofferenza". Tajani, seduto accanto alla ragazza,
ha ribadito la necessità di combattere i trafficanti di esseri
umani con fermezza: "Vogliamo che chi viene in Italia per
costruire una vita migliore lo faccia in modo regolare e senza
finire nelle mani di criminali".
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