Si è discusso a Roma dinanzi
alla sesta sezione penale, il ricorso in Cassazione, promosso
dall'ex Governatore del Molise Paolo di Laura Frattura contro la
sentenza della Corte di Appello di Bari che ha assolto con
formula piena il magistrato Fabio Papa e il direttore di
Telemolise, Manuela Petescia, dalle accuse di tentata estorsione
e tentata concussione, ipotesi scaturite da una denuncia
depositata da Frattura.
Come è noto i pm di Bari, dopo due sentenze (primo e secondo
grado) hanno rinunciato al terzo grado di giudizio, dunque la
sentenza è passata in giudicato e ora su Frattura e sul suo
testimone Salvatore Di Pardo pende una richiesta di rinvio a
giudizio per calunnia continuata in concorso.
In queste ore la Cassazione si è pronunciata sul ricorso
presentato da Frattura alla Suprema Corte per i soli effetti
civili e lo ha rigettato. "Non poteva andare peggio di così per
Frattura e Di Pardo - ha commentato l'avvocato Paolo Lanese,
legale di Manuela Petescia - ora, imputati. Da questa terza
sconfitta giudiziaria emerge a chiare note la verità e la
correttezza di due pronunce, primo e secondo grado, in doppia
conforme con sentenza passata in giudicato. Si volta pagina e si
va al processo a parti invertite, risponderanno per calunnia
continuata".
"Con la pronuncia della Cassazione si chiude questa orribile
vicenda durata 7 anni - hanno invece affermato gli avvocati
Nicolino Cristofaro e Massimo Romano, difensori di Fabio Papa -.
Lo abbiamo sostenuto sin dal primo giorno, e oggi lo ha statuito
anche la Suprema Corte: Fabio Papa e Manuela Petescia sono stati
vittime delle ignobili accuse di Frattura e Di Pardo, che hanno
provato a rovinare loro la carriera e la vita e oggi sono stati
definitivamente sbugiardati, tanto è vero che si ritrovano
imputati per il reato gravissimo di calunnia continuata. La
giustizia ha trionfato, e noi non possiamo che affermarlo con
enorme felicità e soddisfazione".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA