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Fadoi, in Molise 50% medicine interne in 'overbooking'

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Fadoi, in Molise 50% medicine interne in 'overbooking'

Ricoveri evitabili con migliore presa in carico e prevenzione

CAMPOBASSO, 10 maggio 2025, 10:19

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 50% dei reparti ospedalieri molisani di medicina interna è in 'overbooking', ma circa un quarto dei ricoveri sarebbero evitabili con una migliore presa in carco del territorio e più prevenzione. E' quanto emerge dall'indagine condotta tra marzo e aprile dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), su 216 unità operative in tutte le regioni italiane. Lo studio evidenzia, inoltre, la carenza cronica di personale in quasi il 100% delle unità operative.
    Nelle medicine interne, osserva la Fadoi, si può dire che la sottoutilizzazione dei posti letto sia un fenomeno inesistente, visto che nessuna delle unità operative ha un tasso di utilizzo inferiore al 50% e nessuna tra il 51 e il 70%. "Pochi letti, ancor meno personale, ma la situazione potrebbe essere un po' più gestibile se si potessero evitare i ricoveri impropri, frutto di una difficoltà di presa in carico dei servizi territoriali, centrati in larga parte sulla rete degli studi dei medici di famiglia, anche loro sempre meno numerosi e con un numero in eccesso di pazienti da dover seguire". Quanto complessivamente la riforma della sanità territoriale, che stenta a decollare, possa migliorare le cose lo racconta la seconda parte dell'indagine, dalla quale emerge un mix di speranza e scetticismo rispetto all'operatività delle nuove strutture (Case di Comunità). Per il 67% dei medici queste strutture potranno effettivamente ridurre il numero dei ricoveri, "ma bisognerà vedere come verranno realizzate".
    "I dati della survey Fadoi - commenta la presidente di Fadoi Molise, Concetta Mancini - confermano ciò che i medici internisti del Molise vivono quotidianamente nei reparti: una sanità ospedaliera sotto pressione e una rete territoriale che fatica a reggere il passo con i bisogni della popolazione. A farne le spese - aggiunge - sono soprattutto gli anziani e i pazienti cronici, ma a rimetterci sono anche i professionisti sempre più stremati e senza il tempo di fare ricerca clinica. E' evidente che una quota rilevante di ricoveri, circa il 25%, potrebbe essere evitata con una rete territoriale più solida.
    Serve una vera integrazione ospedale-territorio, basata su risorse stabili, professionalità valorizzate e strutture funzionanti. Le Case di Comunità rappresentano un'opportunità importante ma - conclude - solo se dotate di personale adeguato, capace di garantire cure sicure, continue e di qualità".
   

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