Il 50% dei reparti ospedalieri
molisani di medicina interna è in 'overbooking', ma circa un
quarto dei ricoveri sarebbero evitabili con una migliore presa
in carco del territorio e più prevenzione. E' quanto emerge
dall'indagine condotta tra marzo e aprile dalla Federazione dei
medici internisti ospedalieri (Fadoi), su 216 unità operative in
tutte le regioni italiane. Lo studio evidenzia, inoltre, la
carenza cronica di personale in quasi il 100% delle unità
operative.
Nelle medicine interne, osserva la Fadoi, si può dire che la
sottoutilizzazione dei posti letto sia un fenomeno inesistente,
visto che nessuna delle unità operative ha un tasso di utilizzo
inferiore al 50% e nessuna tra il 51 e il 70%. "Pochi letti,
ancor meno personale, ma la situazione potrebbe essere un po'
più gestibile se si potessero evitare i ricoveri impropri,
frutto di una difficoltà di presa in carico dei servizi
territoriali, centrati in larga parte sulla rete degli studi dei
medici di famiglia, anche loro sempre meno numerosi e con un
numero in eccesso di pazienti da dover seguire". Quanto
complessivamente la riforma della sanità territoriale, che
stenta a decollare, possa migliorare le cose lo racconta la
seconda parte dell'indagine, dalla quale emerge un mix di
speranza e scetticismo rispetto all'operatività delle nuove
strutture (Case di Comunità). Per il 67% dei medici queste
strutture potranno effettivamente ridurre il numero dei
ricoveri, "ma bisognerà vedere come verranno realizzate".
"I dati della survey Fadoi - commenta la presidente di Fadoi
Molise, Concetta Mancini - confermano ciò che i medici
internisti del Molise vivono quotidianamente nei reparti: una
sanità ospedaliera sotto pressione e una rete territoriale che
fatica a reggere il passo con i bisogni della popolazione. A
farne le spese - aggiunge - sono soprattutto gli anziani e i
pazienti cronici, ma a rimetterci sono anche i professionisti
sempre più stremati e senza il tempo di fare ricerca clinica. E'
evidente che una quota rilevante di ricoveri, circa il 25%,
potrebbe essere evitata con una rete territoriale più solida.
Serve una vera integrazione ospedale-territorio, basata su
risorse stabili, professionalità valorizzate e strutture
funzionanti. Le Case di Comunità rappresentano un'opportunità
importante ma - conclude - solo se dotate di personale adeguato,
capace di garantire cure sicure, continue e di qualità".
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