L'obiettivo del Kosovo di aderire
alla Nato è stato ribadito dalla sua presidente, Vjosa Osmani,
che ha auspicato a questo scopo un'accelerazione nel processo di
avvicinamento della Forza di sicurezza del Kosovo all'Alleanza
Atlantica. Parlando in conferenza stampa oggi a Pristina insieme
al segretario generale della Nato, Mark Rutte, Osmani ha
affermato al tempo stesso che nell'Alleanza non vi è unanimità a
questo riguardo. "Le decisioni nella Nato vengono prese
all'unanimità, e ci sono quattro Paesi membri che non hanno
ancora riconosciuto l'indipendenza del Kosovo. Ciò rende
estremamente complessa qualsiasi decisione sui progressi nelle
relazioni tra Forza di sicurezza e Alleanza", ha detto Osmani,
sottolineando che il Kosovo è impegnato da tempo nella
partecipazione alle missioni di mantenimento della pace in tutto
il mondo, e che ha raggiunto la quota del 2% del pil da
destinare a sicurezza e difesa. I quattro Paesi Nato che non
riconoscono il Kosovo sono Spagna, Grecia, Romania e Slovacchia.
Tutti fanno parte anche dell'Unione europea, e a loro si
aggiunge anche Cipro, che non riconosce ugualmente
l'indipendenza di Pristina. La dirigenza del Kosovo intende
trasformare la Forza di sicurezza, che ha mandato civile, in un
Esercito regolare con mandato militare. Cosa, questa, fortemente
avversata dalla Serbia, che considera il Kosovo ancora parte
integrante del suo territorio, e che invoca il rispetto della
risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu (adottata
nel 1999 subito dopo la fine della guerra), in base alla quale
l'unica forza armata autorizzata a stazionare sul territorio del
Kosovo è la Kfor, della Nato.
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