"Meglio un processo per reticenza
che mettere in pericolo la vita dei miei figli e dei miei
familiari, io non intendo rispondere, vi chiedo scusa e grazie".
Così Vincenzo Tornatore, pentito del clan mafioso dei 'catanesi'
e che doveva essere sentito oggi come testimone nel processo
milanese a Rocco Schirripa, imputato come esecutore materiale
dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia del 1983,
ha deciso di non parlare davanti ai giudici, anche se poco più
di tre mesi fa, invece, aveva reso dichiarazioni davanti agli
investigatori.
Al presidente della Corte d'Assise di Milano, Ilio Mannucci
Pacini, che gli ha fatto presente che lui da teste 'semplice',
perché non coinvolto nei fatti del processo, non poteva
avvalersi della facoltà di non rispondere, Tornatore, in
videoconferenza da un luogo segreto, ha risposto: "I miei figli
hanno solo me". E il giudice: "Cos'è cambiato, però, da quando
ha reso le dichiarazioni a dicembre?". Il pentito: "Non voglio
mettere in pericolo nessuno".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA