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Giustizia: procuratore Torino, hanno cercato di screditarci

Giustizia

Giustizia: procuratore Torino, hanno cercato di screditarci

Lettera a magistrati su falso dossier con mail pm e ufficiale Cc

TORINO, 12 luglio 2021, 16:09

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' stato compiuto un tentativo di "screditare l'operato, la professionalità e l'indipendenza dei magistrati e della sezione di polizia giudiziaria" della procura di Torino e di "dare una falsa rappresentazione del nostro ufficio facendolo apparire, contrariamente al vero, caratterizzato da conflitti interni e da un clima di generale sfiducia". E' quanto scrive il procuratore Anna Maria Loreto ai magistrati dell'ufficio. Il riferimento è a un dossier, risultato falso, con email riguardanti attività di un pm e di un ufficiale dei carabinieri: un'inchiesta ha appurato che i messaggi erano stati "creati artatamente".
    Il caso ruota attorno a due email, che risultavano risalire al 29 gennaio di quest'anno. I messaggi erano stati costruiti in modo da far pensare che una giornalista di Repubblica avesse scritto a una collega del Fatto Quotidiano che - fra altre cose - il pm Gianfranco Colace avesse in serbo "una bomba sul Pd torinese" ma che, per fare uscire la notizia, aspettasse l'avvio della campagna elettorale. Si parlava poi di un procedimento della procura di Milano a carico di un ex pm di Torino, Andrea Padalino, e si fornivano informazioni che, in base al testo, erano state fatte trapelare da Luigi Isacchini, tenente colonnello dell'Arma, capo della squadra di polizia giudiziaria dei carabinieri.
    L'inchiesta era cominciata a maggio, quando Padalino (oggi giudice a Vercelli) aveva consegnato il dossier al consiglio giudiziario spiegando di averlo ricevuto in una busta anonima nel suo ufficio. La procura di Torino aveva aperto un fascicolo ipotizzando il reato di accesso abusivo a sistema informatico ai danni della giornalista di Repubblica.
    Tutte le persone interessate hanno negato lo scambio di messaggi (le due croniste hanno anche detto che neppure si conoscevano) e una consulenza tecnica ha appurato che nei server non c'è traccia delle comunicazioni; l'indirizzo email dell'ufficiale dei carabinieri, così come riportato nei documenti, conteneva inoltre delle "anomalie".
    E' stata quindi chiesta l'archiviazione, che è stata disposta da un gip del tribunale.
   

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