Ad arrestare nel 1982 il torinese
Paolo Stroppiana, in seguito condannato per la scomparsa della
logopedista Marina Di Modica, fu Mario Mori, futuro generale dei
carabinieri, fondatore del Ros e direttore del Sisde, nel corso
di un'operazione sul terrorismo nero. Lo rivela lo stesso Mori
nel libro 'Nome in codice unico', scritto insieme all'avvocato
Fabio Ghiberti per le edizioni 'La nave di Teseo', uscito da
pochi giorni.
Mori all'epoca comandava a Roma il reparto anticrimine
dell'Arma, che si occupava di contrasto all'eversione. Nel 2019
Stroppiana ha terminato di scontare la pena che fu inflitta il
processo in cui era accusato dell'omicidio della Di Modica. La
donna sparì senza lasciare tracce nel 1996; il cadavere non fu
mai ritrovato e Stroppiana, che all'epoca del fatto lavorava
come filatelico alla Bolaffi, si è sempre professato innocente.
Il generale non menziona questa vicenda nel corso del libro.
Ricorda però che Stroppiana fu arrestato insieme a un compagno
(entrambi sono descritti come "esponenti dell'estrema destra
Torinese") alla stazione Termini. I due stavano per recuperare
un borsone, lasciato secondo un collaboratore da "un camerata di
Torino", contenente "pistole e materiale documentale" e "un
fucile mitragliatore d'assalto Sig Manurhin".
"Il fermo - racconta Mori - non fu dolce, tutt'altro, e le
modalità suscitarono la reazione di un cittadino benpensante, di
quelli contro ogni violenza. Si avvicinò protestando e
denunciando quella che lui definiva un'aggressione verso due
poveri giovani. Si trovò la mia pistola sotto il naso e cambiò
immediatamente orientamento politico assaporando, forse per la
prima volta, una scampolo di realtà".
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