'L'Oreste. Quando i morti uccidono
i vivi', in scena il 18 novembre al Teatro Gobetti di San Mauro
Torinese, con Claudio Casadio, di Francesco Niccolini, regia di
Giuseppe Marini, è un potente spettacolo di teatro di parola e
immagini, originale, struggente, poetico, drammatico ma anche
comico. E' la storia di Oreste, un uomo internato nel manicomio
dell'Osservanza a Imola. Abbandonato quando era bambino, dopo
trent'anni non è ancora uscito. Nonostante un passato fatto di
momenti terribili, è sempre allegro, canta, disegna, non dorme
mai, scrive alla sua fidanzata che ha conosciuto a un 'festival
per matti', parla con dottori e infermieri, con la sorella che
viene a trovarlo, ma soprattutto parla con l'Ermes, il suo
compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un
ufficiale aeronautico prigioniero. Peccato che l'Ermes non
esista.
Lo spettacolo è una riflessione sull'abbandono e sull'amore
negato, su come la vita spesso non faccia sconti e sia
impietosa. E su come, a volte, sia più difficile andare da Imola
a Lucca che da Imola sulla Luna. A prima vista potrebbe sembrare
un monologo, dato che in scena c'è un solo attore in carne e
ossa, ma grazie alla mano di Andrea Bruno, uno dei migliori
illustratori italiani, e alla collaborazione con il Festival
Lucca Comics, in scena ci sono tutti i fantasmi con i quali
Oreste divide da anni la sua vita, compresi medici e infermieri,
il compagno di stanza e altri personaggi improbabili. Uno
spettacolo che sposa il disegno animato, dalle tinte amare, ma
anche ironiche un affresco su una vita 'sbagliata', ma che non
smette di avere speranze di redenzione.
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