Si è conclusa, dopo dodici mesi, la
sperimentazione del Mobile Angel, il device smart watch
indossabile e collegato al telefono cellulare su cui è
installata un'applicazione dedicata in grado di attivare una
richiesta di intervento ai carabinieri, per la protezione delle
donne in pericolo.
L'entrata in servizio del dispositivo è stata presentata
questa mattina al comando provinciale dell'Arma di Torino alla
presenza del comandate provinciale Roberto De Cinti, del
comandate del Reparto Operativo Andrea Siazzu, del prefetto
Donato Cafagna, della procuratrice capo Enrica Gabetta, della
procuratrice capo d'Ivrea Gabriela Viglione e di Leila Picco, di
Soroptimist International. Le donne che vivono una situazione di
grave pericolo in quanto vittime di violenza, molestie o
stalking, saranno in grado di attivare tramite lo smart watch la
centrale operativa dei carabinieri i quali posso intervenire
tempestivamente in caso di bisogno perché il device è anche
dotato di geolocalizzatore.
Mentre per la sperimentazione sono stati utilizzati undici
dispositivi, quindici di questi saranno distribuiti a Torino e
cinque a Ivrea. L'esperimento ha coinvolto oltre al capoluogo
piemontese anche Napoli e Milano. "E' uno strumento volto a
garantire sicurezza - ha spiegato De Cinti - a prevenire e a
evitare che determinate condotte alla fine scadano in ipotesi di
reato che devono poi essere effettivamente perseguite". Per il
prefetto di Torino le donne vittime di violenze, anche grazie a
progetti come il Mobile Angel, devono sentirsi "al centro di una
rete istituzionale, per non farle sentire sole e per farle
sentire comunque protette".
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