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Difesa Askatasuna, a Torino processo anomalo

Difesa Askatasuna, a Torino processo anomalo

Gli avvocati, slogan No Tav 'a sara dura' non è grido di guerra

TORINO, 20 gennaio 2025, 18:57

Redazione ANSA

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"Un'anomalia". Così l'avvocato Roberto Lamacchia ha commentato la linea seguita dalla procura di Torino nel maxi processo, ripreso oggi in tribunale, a 28 attivisti e simpatizzanti del centro sociale Askatasuna. Il legale è intervenuto in aula in difesa di alcuni degli imputati.
    "Abbiamo preso atto - ha dichiarato al termine della sua arringa - che si è proceduto per associazione per delinquere per poi scoprire che la pubblica accusa ha considerato più grave il reato di violenza a pubblico ufficiale per episodi singoli. Ci siamo chiesti che senso avesse. Di sicuro è una anomalia". I pm Manuela Pedrotta ed Emilio Gatti, nelle udienze precedenti, avevano chiesto condanne per un totale di 88 anni di carcere, mentre le parti civili (tra cui la Presidenza del Consiglio) hanno chiesto risarcimenti che superano i sette milioni di euro.
    Un altro avvocato difensore, Valentina Colletta, ha contestato la lettura data da inquirenti e investigatori della Digos a una serie di aspetti specifici. "E' stato detto che il coro "uno, due, tre ... a sarà dura" (in dialetto piemontese - ndr) è il segnale di apertura delle azioni violente contro la polizia. Non è così. E' un semplice slogan inventato molti anni fa da Alberto Perino, e in Valle di Susa lo si ripete sempre, ad ogni manifestazione No Tav". Il riferimento è al leader storico del movimento che si oppone alla nuova ferrovia ad alta velocità Torino-Lione, morto nel 2024 a 78 anni.
    L'avvocato Colletta ha poi parlato delle "battiture" contro i cancelli dei cantieri del Tav. "Non si tratta - ha spiegato - di iniziative funzionali agli attacchi alle forze dell'ordine.
    'Battitura' è la traduzione di una parola coniata in Argentina, il 'cacerolazo', che indica una manifestazione di protesta rumorosa ma pacifica. Certo, il fragore può essere fastidioso.
    Ma di sicuro non si può parlare di violenza".
    "La pubblica accusa - ha aggiunto Colletta - sostiene che all'interno di Askatasuna si sia formato un sottogruppo di persone che hanno trasformato il centro sociale in una base operativa per le azioni violente. Dal processo non è emerso niente del genere". Respinta anche la tesi secondo cui gli attivisti sono riusciti a condizionare gli organi di informazione: "Basta guardare le rassegne stampa: Askatasuna non ha mai goduto della benevolenza dei media".
   

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