"Se c'è un fermento della criminalità a Taranto? E' una questione che comporta un approfondimento su quella che è la situazione attuale delle compagini criminali.
Posso solo dire che anche in questo settore ci sarà una guardia alta da parte del mio ufficio".
Così il
neo-procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, che si è
insediato ufficialmente oggi, ha commentato gli ultimi episodi
di criminalità a Taranto come la gambizzazione di un noto
pregiudicato, nell'ambito di una rapina simulata, e le
estorsioni ai mitilicoltori svelate da una indagine di
carabinieri e Capitaneria di porto. "Io - ha aggiunto - che mi
sono occupato negli anni Novanta di vicende legate alla
Distrettuale di Bari, che comportavano anche esami degli atti di
Taranto, so bene che in quegli anni imperversavano clan
agguerriti e sanguinari e dobbiamo fare in modo che quei tempi
non tornino più".
Capristo, che ha rivolto un ringraziamento al presidente del
Tribunale Franco Lucafò, al suo predecessore Franco Sebastio a
al procuratore aggiunto Pietro Argentino, ha detto che la sua
esperienza alla guida della procura di Trani è stata
"gratificante per i risultati conseguiti anche grazie al
costante impegno e all'alta professionalità dei colleghi". Ora
inizia "questo nuovo percorso professionale e personale qui a
Taranto, città ricca di storia millenaria e di cultura, con i
suoi musei, i suoi due mari, il porto, la valenza strategia
della Marina militare e dell'Arsenale". Città che, ha spiegato,
"attraverso il fondamentale e costante impiego della nostra
Marina, garantisce il controllo delle acque in cui giornalmente
si replicano le immani tragedie dei profughi". Il procuratore si
è poi soffermato sulla "piaga del lavoro nero in agricoltura" e
ha ricordato la morte della bracciante Paola Clemente, ha
parlato dei problemi che "affliggono purtroppo anche gli uffici
giudiziari di Taranto, a cui si aggiunge la non auspicabile
decisione di voler sopprimere la sezione distaccata della Corte
di Appello di questa città". Infine, ha evidenziato la necessità
di "superare le tensioni tra politica e giustizia che ancora
affliggono il nostro tempo. Non ci devono essere invasioni di
campo".
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