La "negoziazione" tra la gestione
commissariale dell'Ilva e la famiglia Riva annunciata ieri sera
dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, secondo il quale gli
ex proprietari del Siderurgico metteranno a disposizione oltre
un miliardo di euro per l'ambientalizzazione della fabbrica, è
legata anche alla trattativa con le procure di Taranto e Milano
per il possibile patteggiamento delle società Ilva, Riva Fire e
Riva Forni elettrici. Lo si apprende da fonti giudiziarie.
I Riva sarebbero pronti a rinunciare ai contenziosi per far
rientrare in Italia gli 1,2 miliardi di euro sequestrati agli
stessi ex proprietari del Siderurgico dai magistrati di Milano
in una delle inchieste sulla gestione dello stabilimento, soldi
però ancora bloccati in Svizzera. Secondo l'accusa, i soldi
sarebbero stati distratti dalle casse dell'Ilva per essere poi
trasferiti in alcuni trust nell'isola di Jersey. La Procura di
Zurigo, su richiesta della magistratura italiana, aveva disposto
la revoca del sequestro del denaro perché potesse essere
trasferito, ma poi il provvedimento era stato sospeso in
accoglimento del ricorso dei Riva. Un emendamento alla legge di
Bilancio ora prevede che i soldi sequestrati ai Riva siano
destinati all'ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico.
E il premier Renzi, ieri sera, si è riferito proprio a quella
norma. Nell'udienza del 6 dicembre prossimo del processo
'Ambiente svenduto', in corso di svolgimento a Taranto, l'Ilva
in amministrazione straordinaria dovrebbe riformulare la
richiesta di patteggiamento, ma la confisca degli 1,2 miliardi
che dovranno rientrare dalla Svizzera è legata al possibile
patteggiamento sulla responsabilità penale dell'impresa Riva
Fire.
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