(di Isabella Maselli)
Ha subito una violenza da un suo
paziente mentre era in servizio di guardia medica, ma per
vergogna non ha deciso subito di denunciarlo e lo ha fatto solo
nove mesi dopo, quando le persecuzioni e le minacce crescenti
cui l'uomo la sottoponeva sono diventate insostenibili. Per la
legge lo ha fatto troppo tardi (avrebbe dovuto farlo entro i sei
mesi) e così il presunto aggressore, arrestato il 13 novembre
scorso, non solo è stato scarcerato, ma non potrà nemmeno essere
processato per la presunta violenza sessuale, perchè il reato è
divenuto improcedibile per querela tardiva. L'uomo, il 51enne
Maurizio Zecca di origini campane e residente ad Acquaviva delle
Fonti (Bari), resterà ai domiciliari con il braccialetto
elettronico, e dovrà rispondere solo di stalking.
Vittima di questa vicenda è una dottoressa 47enne che nel
settembre 2017 ha denunciato l'uomo per la presunta violenza e
per stalking. Gli atti persecutori, messaggi, telefonate e
persino minacce di morte, sarebbero iniziati nell'ottobre 2016 e
avrebbero costretto nei mesi successivi il medico a cambiare tre
diverse sedi di lavoro fino a quando, temendo per la propria
incolumità, la donna ha deciso di rivolgersi alla polizia.
Stando a quanto ricostruito dalla Procura di Bari, la dottoressa
sarebbe stata vittima di "un'opera di lenta e crescente
persecuzione", da parte dell'uomo che sarebbe arrivato "a
maturare una vera e propria ossessione" nei suoi confronti.
A concedere i domiciliari al 51enne sono stati i giudici del
Tribunale del Riesame in applicazione della legge che dispone il
termine di sei mesi per la presentazione della querela per
violenza sessuale.
Il caso ha riaperto vecchie ferite e riproposto una
riflessione sulla adeguatezza di un termine così breve per un
reato che ha enormi implicazioni emotive e psicologiche sulle
vittime. Quello dei sei mesi, ha detto l'avvocato Giulia
Buongiorno che insieme a Michelle Hunziker ha dato vita alla
fondazione 'Doppia difesa' contro la violenza di genere, è un
termine troppo breve "che andrebbe almeno raddoppiato". "Si
tratta di un periodo di tempo - ha aggiunto - a malapena
sufficiente perché una donna inizi anche solo a maturare la
decisione di parlare con qualcuno di quello che le è successo".
Sulla vicenda è intervenuta anche Serafina Strano, la
dottoressa violentata in un ambulatorio del Catanese il 19
settembre scorso. "E' una vergogna, è evidente che nella
legislazione c'è un buco - Ha detto la collega delle vittima
barese - Ed è terribile pensare a quello che sta passando, dopo
quello che ha trascorso e subito, e che continua a subire. E
rischia di non vedere processato l'indagato". "Le vittime di
violenza sessuale hanno paura - ha concluso - E non possono
essere lasciate sole". Anche se l'uomo non potrà essere
processato per la violenza, questo per i giudici non rende il
fatto meno grave, perchè il reato non può essere dichiarato
estinto. La Procura di Bari sta ora valutando se impugnare il
provvedimento di scarcerazione, magari ipotizzando un altro
reato procedibile d'ufficio.
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