(di Tatiana Bellizzi)
Ora la gente ha paura. A Foggia,
dopo l'ennesimo attentato compiuto ieri sera in via D'Aragona,
serpeggia un clima di terrore. Sia perché la bomba ad alto
potenziale fatta esplodere per strada è un chiaro segnale dello
strapotere della mafia sia perché in città in quattro giorni
sono stati compiuti tre attentati intimidatori ed un omicidio.
Anche se le indagini sono in corso e non vi è prova certa che le
azioni criminali siano attribuibili alla mafia foggiana, è
difficile pensare che a Foggia, città dove i traffici illeciti
sono controllati dai clan, si possano compiere attentati così
eclatanti e in così rapida successione senza l'assenso dei boss.
L'ultimo attentato è di ieri sera, con una bomba molto
potente che è stata piazzata e fatta esplodere sotto l'auto di
Cristian Vigilante, testimone in un'inchiesta della Dda contro
la Società foggiana, e responsabile delle risorse umane della
Rsa 'Il Sorriso'. L'esplosione ha sventrato la Discovery Land
Rover del manager sanitario ed ha danneggiato anche una decina
di auto parcheggiate nella zona. Infranti i vetri delle
abitazioni ai primi piani, divelte le tapparelle di alcuni
appartamenti.
Ma ieri sera in via D'Aragona si è sfiorata la tragedia.
"Stavo uscendo da casa con mia figlia di sette mesi.
Fortunatamente ha avvertito un malore, quindi siamo risaliti,
altrimenti l'esplosione ci avrebbe investito in pieno", racconta
Antonio che vive nel piccolo complesso residenziale. Una bomba
dal sapore amarissimo per gli inquirenti, perché piazzata sotto
l'auto di un testimone dell'inchiesta "Decima Azione" che nel
novembre 2018 portò in carcere 30 persone tra affiliati,
fiancheggiatori e vertici delle famiglie mafiose foggiane
Moretti-Lanza e Sinesi-Francavilla. Vigilante venne avvicinato
da due presunti mafiosi che pretendevano, tra l'altro, di essere
assunti nella sua Rsa. Vigilante, subito dopo l'attentato, è
stato ascoltato dagli inquirenti ai quali ha dichiarato di non
aver mai ricevuto minacce. "Mio fratello è terrorizzato. È in un
posto al sicuro da ieri. È soprattutto preoccupato per la moglie
e i suoi due gemelli", racconta il fratello Luca, anche lui
dirigente in alcune cliniche private foggiane.
Dell'attentato si occupa ora la Procura antimafia di Bari che
dovrà anche capire se vi sono collegamenti (al momento non
emersi) con gli altri due attentati compiuti durante i
festeggiamenti di San Silvestro quando sono stati appiccati due
incendi dolosi ai danni dei bar Veronik in via Lucera e New
Generation in via Alessandro Volta. Poi c'è l'omicidio di
Roberto D'Angelo, il commerciante di auto ucciso la sera del 2
gennaio a Foggia. D'Angelo nel 2016 fu vittima di un pestaggio
da parte di quattro malviventi che cercavano di estorcere 80mila
euro a suo nipote, titolare di un autoparco. L'episodio, secondo
gli investigatori, non è collegato all'omicidio. "Lo Stato c'è
ed è autorevole - assicura il prefetto Raffaele Grassi -. Gli
inquirenti stanno lavorando". Mentre il sindaco di Foggia,
Franco Landella, ribadisce che "bisogna avere fiducia nello
Stato".
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