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Maxi truffa con schema Ponzi: ex broker, non sono truffatore

Maxi truffa con schema Ponzi: ex broker, non sono truffatore

Cagliari, interrogato in carcere per due ore e mezzo

CAGLIARI, 22 aprile 2022, 20:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Non sono un truffatore". Ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che per la Procura di Cagliari avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4 milioni e mezzo di euro. Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, ha risposto per due ore e mezzo alle domande della giudice per le indagini preliminari Ermengarda Ferrarese, provando a dare una spiegazione sulla sua attività e ribadendo di essere autorizzato da concessioni ottenute in Inghilterra.

Difeso dall'avvocato Antonello Garau, l'ex borker finanziario è rinchiuso da alcuni giorni nel carcere di Uta, dopo l'arresto avvenuto su ordine di custodia cautelare del gip non appena atterrato all'aeroporto di Elmas. La sorella, Barbara Diomendi, finita invece ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, accompagnata dall'avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero. A coordinare le indagini della Guardia di Finanza e della Polizia Postale c'è la sostituta procuratrice Diana Lecca che ipotizza, a vario titolo e a ciascuno per le proprie imputazioni, reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, alla truffa, ma anche il riciclaggio e l'autoriciclaggio.

Per la Procura il gruppo avrebbe messo in piedi uno "schema Ponzi" con le vittime che venivano attirate a investire con la promessa di interessi anche del 5% mensile, ma poi a fine anno agli investitori non versavano nulla o quasi e non restituivano il capitale investito. Secondo il metodo utilizzato in sequenza, infatti, alcuni investitori venivano ripagati da iniziali rendimenti particolarmente favorevoli in tempi molto brevi, ma con fondi raccolti dai nuovi clienti. Nel suo lunghissimo interrogatorio in carcere, Diomedi avrebbe negato che si trattasse di una truffa, ribadendo che i piani d'investimento erano reali e che avrebbero fruttato nel tempo, ma non con rendimenti così alti come quelli ipotizzati dagli inquirenti.

   

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