"Dobbiamo mettere mano al nostro
Statuto speciale e ridiscutere il rapporto con lo Stato. Siamo
la regione che ha approvato il minor numero di norme di
attuazione e, soprattutto alla luce dell'autonomia differenziata
nazionale, si deve accelerare la discussione". Per Piero
Comandini, presidente del Consiglio regionale della Sardegna
quello dell'attuazione completa della Carta costituzionale
autonomistica è una priorità: "Serve un nuovo riequilibrio,
perciò oltre alle questioni 'ordinarie' come sanità,
finanziaria, trasporti, pubblica istruzione, spero che la
Regione possa attivare una discussione con lo Stato per avere
più poteri a propria disposizione su alcuni temi", sottolinea
rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza
stampa di bilancio dei primi nove mesi della diciassettesima
legislatura.
Sempre sul fronte delle riforme istituzionali resta pendente
quella della legge elettorale, molto criticata nelle ultime
legislature ma mai modificata: "E' un tema che delego ai partiti
e ai gruppi consiliari - risponde -, per quanto mi riguarda sono
tradizionalmente un proporzionalista, perché tutto quello che è
stato messo in campo in questi decenni, tra Porcellum e
Mattarellum, ha portato più a non andare a votare che a tornare
alle urne". "Ognuno di noi, però, quando parla di riforma
elettorale ha la sua. E' un tema complicato e complesso".
E infine il tema europeo, non soltanto per affrontare il nodo
trasporti e continuità territoriale: "Per noi il ponte verso
Bruxelles è fondamentale, io porterò avanti quanto di mia
competenza da componente del Comitato delle Regioni, ma lo farò
insieme alla presidente Todde e insieme a tutti coloro che in
questo Consiglio regionale vogliono avere un'Europa forte. Come
sardi e come italiani, ci salviamo se riusciamo a costruire
davvero i nuovi Stati Uniti d'Europa: una grande forza di
solidarietà, di unità di intenti, che non può essere soltanto
quella legata alla moneta, ma alle grandi sfide che ci
attendono".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA