"Abbiamo elementi
oggettivi per dire che a premere il pulsante che fece deflagrare
l'autobomba in via D'Amelio fu Giuseppe Graviano e che questo
fosse appostato nel giardino dietro un muretto che si trova
nella stessa via". Lo ha detto il pm Stefano Luciani durante la
requisitoria nel quarto processo per l'attentato del 19 luglio
'92 costato la vita a Paolo Borsellino e a cinque agenti di
scorta, che vede imputati Salvo Madonia e Vittorio Tutino per
strage e Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero
Pulci per calunnia.
"In questo processo - ha proseguito - non abbiamo elementi
per sostenere che l'esplosione dell'ordigno in via D'Amelio sia
stata innescata da qualcuno che si trovava al castello Utveggio
e nemmeno che il congegno potesse essere stato installato nel
citofono dell'abitazione dei familiari di Borsellino. Non
abbiamo raccolto elementi per sostenere che negli uffici del
Cerisdi ci fossero alcuni degli appartenenti al Sisde indicati
da Gioacchino Genchi".
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