Dopo tre mesi rimasto chiuso in
albergo, lo chef siciliano Gaetano Sgroi è tornato nella sua
città d'origine, Calatafimi-Segesta, nel Trapanese. Domani Sgroi
racconterà la sua testimonianza di lavoratore in zona di guerra,
in un incontro pubblico che ha organizzato il sindaco Francesco
Gruppuso presso la biblioteca comunale. Sgroi, 55 anni, chef da
5 anni presso l'Opera hotel di Kiev, in Ucraina, è rimasto
dentro l'albergo per tre mesi senza potere uscire. "La notte
prima che scoppiasse il conflitto in albergo è stata organizzata
una festa - racconta all'ANSA - per il compleanno del Presidente
della Camera di commercio di Kiev. C'erano tanti ambasciatori
invitati ma parlando con loro nessuno espresse preoccupazioni
imminenti per la guerra. Sono tornato a casa e l'indomani
mattina è stata mia moglie a comunicarmi che era iniziata la
guerra: i russi erano entrati in città e si sentivano già i
colpi di arma da fuoco e le sirene d'allarme suonare".
Gaetano Sgroi vive a Kiev, dopo aver girato il mondo: Cina, Sri
Lanka, Sud Africa. Così ricorda quei mesi di guerra: "La città è
stata assediata dai russi - dice - e la decisione di rimanere
rinchiuso in albergo è stata dettata da questioni di sicurezza.
Io avevo una brigata di 30 persone e mi sono ridotto ad avere 3
collaboratori, gli altri sono stati richiamati alle armi e altri
ancora sono scappati fuori la nazione. Le provviste per la
cucina hanno iniziato a scarseggiare e in albergo avevamo quasi
200 persone, tra giornalisti e profughi. Ogni giorno i miei
collaboratori uscivano e dipendeva da quello che trovavano nei
supermercati la preparazione di pranzo e cena. In alcuni casi
solo riso e patate. Sono stati mesi davvero difficili".
Nelle prossime settimane Sgroi e sua moglie ucraina torneranno a
Kiev: "Lì la mia consorte ha lasciato il figlio e i suoi
genitori e io tornerò al lavoro in hotel - spiega - confesso che
ho paura a tornare ma non posso abbandonare tutto. Questa è una
guerra sbagliata, le truppe russe devono andar via e l'Ucraina
deve tornare a rialzarsi".
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