Dalla selezione all'arrivo alla
soppressione sistematica di massa dei deportati: c'è tutto il
campionario di orrori nella mostra "Dall'Italia ad Auschwitz"
che dal 3 al 19 novembre sarà ospitata a Palermo nella chiesa di
San Michele Arcangelo a Casa Professa.
L'esposizione, curata da Sara Berger e Marcello Pezzetti, è
promossa dal Museo della Shoah, in collaborazione con il Comune
di Palermo, l'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia e
l'Istituto siciliano di studi ebraici. Lungo il percorso
espositivo viene ricostruita la storia di persone di origini
ebraiche, spesso componenti di interi nuclei familiari,
arrestate nel territorio italiano e deportate nel campo di
Auschwitz-Birkenau. Un nucleo dei deportati era costituito da
rom.
La mostra ricostruisce, tra l'altro, i metodi spietati di
persecuzione basati sull'odio razziale e i meccanismi di
soppressione dei prigionieri ebrei e "politici". Le condizioni
igienico-sanitarie erano terribili. E lo erano ancora di più le
sperimentazioni mediche e le "selezioni interne". La mostra
dedica uno spazio all'evacuazione del campo, al trasferimento
dei prigionieri ancora in grado di camminare e di lavorare verso
altri lager e all'abbandono dei
cosiddetti "inabili" nei campi di concentramento locali dove il
27 gennaio 1945 giunsero le truppe sovietiche.
All'inaugurazione della mostra, il 3 novembre, interverranno
il sindaco Roberto Lagalla, l'assessore alla cultura Giampiero
Cannella, il direttore dell'Ufficio scolastico regionale,
Giuseppe Pierro, la presidente dell'Istituto di studi ebraici di
Palermo, Luciana
Pepi, e il ricercatore Marco Caviglia.
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