Definire la prognosi dei pazienti
che presentano accumulo di grasso nel fegato per riconoscere in
tempo quale possa essere il rischio di sviluppare una malattia
epatica. È l'obiettivo del progetto, presentato dall'unità
gestione centralizzata dei laboratori dell'azienda policlinico
"G. Martino" di Messina, diretta dalla professoressa Teresa
Pollicino, che ha ottenuto un finanziamento di 243mila euro dal
ministero della salute nell'ambito del Pnrr. L'accumulo di
grasso nel fegato è progressivamente e rapidamente divenuto la
causa più frequente di malattia epatica cronica, di cirrosi ed
epatocarcinoma. Nonostante i numerosi studi condotti, molti
aspetti restano poco chiari. "In particolare - spiega Pollicino
- non è noto perché in una parte dei soggetti il 'semplice'
accumulo epatico di grasso (steatosi) progredisca nel tempo
verso la cirrosi e lo sviluppo di carcinoma epatocellulare,
mentre in altri soggetti questa negativa evoluzione non si
verifichi. Scopo principale di questo studio clinico e di
ricerca traslazionale è quello di identificare nuovi
biomarcatori che possano consentire di definire il rischio di
sviluppare malattia epatica severa e nel contempo di elaborare e
validare nuovi algoritmi per la stratificazione dei pazienti in
base all'entità della malattia". Il progetto fa parte dello
studio multicentrico "Rationa: Risk strAtificaTIon Of
Nonalcoholic fAtty Liver", che ha ottenuto un finanziamento
totale dal ministero della salute di 757mila euro a cui
partecipano, oltre al policlinico di Messina, quello di Palermo
(centro coordinatore), la Fondazione Irccs Ca Granda Ospedale
Maggiore Policlinico Milano e dell'Ircss Istituto clinico
Humanitas Rozzano (Milano). Nello svolgimento del progetto sono
convolti il professore Carlo Saitta, i medici Cristina
Musolino, Daniele Lombardo, Giuseppina Raffa, Valeria Chines e
la dottoranda di ricerca Claudia Palermo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA