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In evidenza
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"Tutti, almeno una volta nella
vita, siamo stati Onegin". Lo afferma Julien Chavaz, il regista
svizzero, per la prima volta a Palermo, che ha diretto l'
"Evgenij Onegin" di Cajkovskij, in scena al Teatro Massimo da
venerdì 19 maggio alle 20,00. L'opera più celebre del repertorio
russo torna a Palermo dopo 24 anni. L'ultima volta nel 1999 era
interpretata dal magico duo Mirella Freni e Nikolai Ghiaurov.
Fortemente voluta dal direttore musicale del teatro, Omer Meir
Wellber che di Cajkovskij è un interprete straordinario, l'opera
vede in scena Carmen Giannatasio nel ruolo di Tat'jana. Il
soprano è laureata in lingua e letteratura russa ed è una vera
appassionata di Puskin, autore del romanzo da cui Cajkovskij con
il fratello Modest e konstantin Silovskij trassero il libretto.
"Si tratta di un personaggio complesso-afferma il regista
Chavaz- Onegin corre verso la tragedia perché non si rende conto
delle conseguenze delle sue azioni. Rifiuta l'amore di Tatiana,
uccide in duello l'amico Lenskij, senza nemmeno avere la volontà
di fargli del male. Arriva in ritardo al duello, non ha nemmeno
un padrino, se ne pentirà troppo tardi. Dopo tre anni rincontra
Tatiana, già sposata, e adesso si accorge di amarla, ma è troppo
tardi. In questo non poter riavvolgere lo scorrere del tempo sta
la nostra tragedia. E' un'opera sul tempo, dove troviamo giovani
dai 15 ai 20 anni, nella campagna russa, che sbagliano, come
sempre accade in quella età, quando si pensa solo a se stessi.
Il dover dire che è troppo tardi riempie l'animo di nostalgia,
ma il tempo, appunto, non torna indietro".
Onegin è il baritono polacco Artur Rucinski, che con
quest'opera ha avuto la sua consacrazione internazionale.
Proprio con Onegin Omer Meir Wellber ha iniziato la sua
collaborazione con Daniel Baremboim "E di questo - racconta il
maestro - ho molta nostalgia. Ma amo profondamente Onegin perché
è l'opera del destino. Le scelte fatte non si possono cambiare,
mio padre diceva "ogni giorno che passa non torna". "Penso che a
voi siciliani l'opera possa piacere in particolar modo -aggiunge
Julien Chavaz - nel vostro modo di agire e di pensare siete
sempre molto teatrali, e capisco che non sempre è un bene, ma il
temperamento dei siciliani mi sembra abbastanza melodrammatico.
Siete capaci di sentimenti forti e sapete esprimerli, cosa che
nel nord Europa accade raramente".
Ma quest'opera così raffinata ha "un fascino particolare-
spiega il direttore Wellber - nella partitura troviamo la mano
di un autore sinfonico come Cajkovskji, molto diverso dal bel
canto, i cantanti intonano ma l'orchestra suona altra armonia.
La grande trama dei personaggi è costruita in una società piena
di ipocrisie, mentre la musica esprime una passionalità che è
tipico dell'animo tormentato e sofferente di Cajkovskji".
Le scene sono di Amber Vandenhocch, i costumi di Sanne
Oostervink. In scena fino al 25 maggio.
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