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In evidenza
In evidenza
(di Giuseppe Rizzuto)
"Il processo penale viene
deformato dalla spettacolarizzazione delle notizie. A farne le
spese sono i diritti fondamentali della persona". Lo dice
all'ANSA, Vittorio Manes, ordinario di diritto penale
all'Università di Bologna, autore di "Giustizia mediatica - gli
effetti perversi sui diritti fondamentali e sul giusto processo"
(Il Mulino). Il libro, che è stato già tradotto in spagnolo e
portoghese, e presto avrà una sua versione in inglese, verrà
presentato, alla presenza dello stesso autore, domani (venerdì
14 luglio), alle 18,30, presso il Teatro a mare Pellegrino 1880,
alla Salina Genna di Marsala. Moderati dall'avvocato Giacomo
Frazzitta, interverranno il procuratore della Repubblica a
Marsala Fernando Asaro, il giudice per le indagini preliminari
di Trapani Giancarlo Caruso, il presidente dell'Ordine dei
giornalisti di Sicilia Roberto Gueli e l'avvocato Vito Cimiotta,
dell'Osservatorio nazionale dell'informazione giudiziaria
dell'Unione camere penali.
Secondo Manes, "l'informazione si concentra nella fase
preliminare, quella delle indagini, dominata dall'impostazione
accusatoria del pubblico ministero (la fase delle ipotesi) e
dove la difesa non partecipa e non c'è stata alcuna
interlocuzione diversa rispetto alla versione dell'accusa. Lo
specchio mediatico riflette una sola delle voci e delle ipotesi.
E' uno specchio che distorce e attribuisce un crisma di verità a
quella che è soltanto un'ipotesi d'accusa che dovrà essere poi
misurata nel processo con il contraddittorio fra le parti. Se
c'è una sentenza di assoluzione questa finisce sui giornali con
poche righe anche se nella fase d'avvio delle indagini erano
state dedicate pagine e pagine di giornali con titoli cubitali".
Tra i processi spettacolarizzati Manes cita quelli di
Bibbiano, delle presunte spese pazze all'Assemblea regionale
siciliana (la cosiddetta rimborsopoli), della presunta
trattativa Stato-mafia. "Si dovrebbe evitare di divulgare le
foto e i nomi fino a che i soggetti sono coperti dalla
presunzione d'innocenza - aggiunge Manes - è fondamentale
salvaguardare anche gli altri valori come la vita privata e
familiare. La divulgazione delle intercettazioni rende pubblico
uno strumento di indagine. Quello che per il codice penale è un
semplice mezzo di ricerca della prova, nell'immaginario
collettivo diventa un mezzo di prova. Per Manes, che
all'attività accademica affianca quella di penalista (ha difeso,
tra gli altri, Bruno Contrada, Mario Mori e Giuseppe De Donno),
"la presunzione d'innocenza è, prima di tutto, una regola di
trattamento. Impone di non lasciare ombre di colpevolezza sulla
persona prima di una sentenza passata in giudicato". Da Manes
arriva una proposta: "si potrebbero prevedere incentivi per le
aziende editoriali che rispettano i diritti fondamentali".
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