"Nella speranza di una sentenza
storica che restituisca giustizia alla città, il mondo
dell'attivismo tarantino sente la responsabilità di presidiare
questo importante momento. E', inoltre, anche l'occasione per
ribadire che vera giustizia sarà fatta solo quando quegli
impianti, oggetto di reati così gravi, saranno chiusi
definitivamente". Lo sottolineano i portavoce del movimento
'Giustizia per Taranto' che, insieme a cittadini e
rappresentanti di altre associazioni, tengono un sit-in nei
pressi della Scuola sottufficiali della Marina militare dove in
mattinata sarà letta la sentenza di primo grado del processo
chiamato "Ambiente Svenduto" sul presunto disastro ambientale
causato dall'ex Ilva negli anni di gestione della famiglia Riva.
I pm hanno chiesto 35 condanne per circa quattro secoli di
carcere, il non doversi procedere per prescrizione per altri
nove imputati, e sanzioni pecuniarie e misure interdittive per
le tre società Ilva, Riva Fire e Riva Forni elettrici, oltre
alla confisca degli impianti.
In presidio, tra gli altri, ci sono anche rappresentanti del
movimento Tamburi Combattenti e delle associazioni che
aderiscono al Comitato per la Salute e per l'Ambiente
(Peacelink, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro per
Taranto Libera, Genitori Tarantini, LiberiAmo Taranto e Lovely
Taranto).
Sono circa mille le parti civili. Tra queste c'è il
consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore che subì
l'abbattimento di circa 600 ovini contaminati dalla diossina.
"E' il giorno - osserva - in cui si stabilirà dopo 13 anni chi
ha ragione tra un manipolo di pazzi sognatori che continuano a
immaginare un futuro diverso per questa città e chi resta
industrialista convinto. Grazie a tutti quelli che in questi
anni si sono battuti per arrivare a questo punto. Abbiamo fatto
il massimo e continueremo a farlo".
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