Ergastolo.
È la richiesta avanzata
questa mattina in Corte d'assise a Sassari dalla pm Enrica
Angioni, nei confronti di Fulvio Baule, il 42enne di Ploaghe a
processo per aver ucciso a colpi d'ascia i suoceri, Basilio
Saladdino e Liliana Mancusa, il 26 febbraio 2022, a Porto
Torres, riducendo in fin di vita la moglie, Ilaria Saladdino,
dal quale si era appena separato.
Alla richiesta della sostituta procuratrice si sono associati
gli avvocati di parte civile, Gabriele Satta, Silvia Ferraris e
Gian Mario Solinas.
La pm, davanti alla Corte presieduta dal
giudice Massimo Zaniboni, a latere Valentina Nuvoli, ha chiesto
la condanna a vita con l'aggravante della crudeltà, della
premeditazione e di aver commesso il fatto alla presenza di
minori, ossia i due figli gemelli della coppia, di un anno di
età. Chiesto anche l'isolamento diurno per un anno e la
decadenza della potestà genitoriale.
Nella prossima udienza, il 4 giugno, la parola passerà
all'avvocato della difesa, Nicola Lucchi, per l'arringa. Il
processo si chiuderà l'11 giugno con le eventuali repliche della
pm e delle parti civili e la sentenza della Corte.
Il 26 febbraio 2022 Fulvio Baule, dopo aver litigato per
strada con la moglie Ilaria Saladdino, davanti al palazzo dove
lei abitava con i genitori, prese un'ascia dal portabagagli
della sua auto e colpì alla testa prima il suocero Basilio
Saladdino, uccidendolo sul colpo, poi la moglie e infine la
suocera, Liliana Mancusa, che morì in ospedale dopo un mese di
coma. La moglie restò gravemente ferita. Baule era scappato
abbandonando per strada i due figli di un anno che avevano
assistito alla strage, per poi costituirsi poco dopo ai
carabinieri di Porto Torres.
La perizia psichiatrica disposta dalla Corte ha stabilito che
l'imputato al momento dei fatti e al momento attuale è capace di
intendere e volere. Baule "ha ben capito il suo gesto, ne è
consapevole, così come è consapevole delle conseguenze che il
gesto da lui compiuto ha comportato", questo un passaggio della
relazione dello psichiatria Paolo Milia, che ha quindi escluso
"che il reato per cui si procede sia sia concretizzato in un
ambito di malattia tale da rilevare ai fini dell'esclusione,
totale o parziale, della capacità di intendere e volere".
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