"Quello che vorrei tanto è
contribuire a un cambiamento sui social" quanto meno per mettere
un freno al fenomeno, oramai dilagante, chiamato 'shitstorm',
"perchè questo ricevere continue minacce anche di morte e
valanghe di insulti, sebbene viaggino nel mondo virtuale, è come
se qualcuno bussasse alla tua porta ed entrasse in casa tua e
ogni giorno ti dice che devi morire. Non è normale vivere così"
.Così la modella e attrice romena Madalina Ghenea, al termine
dell'udienza preliminare in cui lei e la madre sono state
ammesse come parti civili dal gup di Milano Roberto Crepaldi a
carico di una donna, una connazionale di 45 anni, imputata per
stalking.
L'attrice, assistita dall'avvocato Michele Morenghi, per
la prima volta ha incontrato la sua presunta 'persecutrice' in
aula. "Non è stato piacevole, ho provato un vuoto nello stomaco
- racconta - non mi ha nemmeno guardato in faccia. Aveva in
parte il volto coperto da un cappello, gli occhiali, e la
sciarpa in modo da non farsi riconoscere". Eppure, fa notare, se
fosse stata "innocente, e se davvero come lei ha detto, le hanno
rubato le password dei suoi account per poi usare i suoi profili
e che non era in grado di fare" quello per cui è accusata,
"quanto meno avrebbe detto qualcosa, avrebbe chiesto scusa".
"Io ho paura che le facciano del male", spiega invece la
madre in lacrime e che ora può chiedere i danni morali.
Madalina Ghenea, che nel corso del tempo ha sporto più di
una denuncia contro ignoti, aggiunge: "non riesco a capire
perchè per così tanti anni mi sono stati mandati messaggi così
pesanti.Perchè contattare le persone con cui lavoro per capire
dove sono, con chi sono? Ero in Messico e anche lì, la mia
agente ha ricevuto messaggi". Ora ribadisce che la sua "è una
lotta contro queste molestie online, anche per le altre persone"
prese di mira. Nel caso in cui dovessi ricevere un risarcimento
lo devolverò in beneficienza".
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 28 gennaio per
repliche e decisione se mandare o meno a processo la donna che
ha sempre respinto le accuse e già tempo fa in un interrogatorio
aveva sostenuto che le era stato rubato uno zaino con dentro
anche un biglietto con le password dei suoi account e quindi di
non essere stata lei a postare quei messaggi di odio.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA