Dopo oltre vent'anni di battaglie
giudiziarie tra Gorizia, Trieste e Bologna, ed errori di calcolo
da parte della magistratura, a un operaio vittima di un grave
infortunio nel 2003 è stato riconosciuto un risarcimento
superiore rispetto a quanto stabilito inizialmente: oltre
136mila euro (più 26.000 di spese) invece che 71mila. Cifra che
dovrà pagare Palazzo Chigi, secondo quanto stabilito dalla Corte
di Appello di Bologna, foro competente per le controversie
giudiziarie a Trieste. Lo riporta Il Gazzettino.
In applicazione della legge Vassalli sulla responsabilità
civile delle toghe, i magistrati di Bologna hanno riconosciuto
"negligenza inescusabile" compiuta in sede processuale per una
errori nel calcolo nel risarcimento per l'amputazione di un
braccio in un incidente sul lavoro nel 2003, appunto, quando
l'operaio, residente a Ronchi dei Legionari (Gorizia), aveva 27
anni, come precisa Il Gazzettino.
Attraverso l'avvocata Alessandra Gracis del foro di Treviso,
l'uomo ha avviato una vertenza per ottenere oltre alla
liquidazione del danno non patrimoniale, anche quello da lucro
cessante vista la perdita di guadagno per la mancanza di un
arto. In primo grado il Tribunale di Gorizia nel quantificare la
cifra secondo le tabelle in vigore, il giudice scambiò il
coefficiente di 18,377 per un importo di 18.377 lire (9,49 euro)
che, moltiplicato per stipendio e percentuale di invalidità dava
70.846,975 euro. Errore non notato nemmeno alla Corte di Trieste
davanti alla quale l'operaio aveva impugnato la sentenza del
Tribunale di Gorizia, che dunque confermò il primo grado.
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