I delitti del mostro di Firenze
sarebbero opera di un unico serial killer, il cui nome sarebbe
già nelle carte delle vecchie indagini "e sicuramente Mario
Vanni non c'entra nulla". Ad affermarlo gli avvocati Valter
Biscotti e Antonio Mazzeo che assistono Paolo Vanni, il nipote
del postino di San Casciano morto a 81 anni nel 2009.
I due legali hanno depositato stamattina i faldoni con le
nuove prove raccolte per potere chiedere di riaprire il caso di
uno dei più noti e discussi della cronaca italiana. Un lavoro di
indagine fatto anche grazie alla collaborazione dei consulenti
Francesco Cappelletti, il professor Stefano Vanini e la
dottoressa Fabiola Giusti. Secondo Biscotti e Mazzeo ci furono
anche possibili depistaggi.
Intanto, per il pool legale, il racconto di Giancarlo Lotti
non sarebbe attendibile soprattutto per gli ultimi due delitti.
Tra i nuovi elementi, avevano già spiegano i legali, emergono
due testimonianze che non sarebbero state valutate nel corso del
processo e smentirebbero Lotti in merito alla sua presenza sulla
scena del delitto a Scopeti, in cui furono uccisi Nadine Mauriot
e Jean-Michel Kraveichvili, e su quella del secondo omicidio
attribuito al mostro. Inoltre, lo studio scientifico sulle larve
rilevate sui cadaveri impone di anticipare di quarantotto ore la
data dell'omicidio a Scopeti, stabilita in sentenza l'8
settembre 1985. "E' stato dimostrato - sottolinea Mazzeo - che
l'effetto serra causato dalla tenda non ci sarebbe. La
temperatura sarebbe aumentata solo di un grado, quindi non
avrebbe influito sulla decomposizione del cadavere di Nadine".
La corte d'appello nei prossimi giorni chiederà tutti gli
atti ai colleghi toscani e poi fisserà una udienza a porte
chiuse per decidere se ritenere ammissibile o meno la richiesta
di riapertura. In caso positivo verrà poi fissata una nuova
udienza. "Non è compito nostro dire chi potrebbe essere stato -
concludono gli avvocati - ma il nome del killer è nelle carte" e
"potrebbe avere goduto di depistaggi fatti da chi indagava negli
anni '80".
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