"È una cosa assolutamente vergognosa
perché noi abbiamo veramente pagato tanto". Anna Maria Mori,
giornalista e scrittrice istriana, nata a Pola, che ha vissuto
l'esodo dalla sua terra a 9 anni, parla così con l'ANSA
dell'atto vandalico alla foiba di Basovizza alla vigilia del
Giorno del Ricordo che si celebra il 10 febbraio.
"È un orrore che come popolo ci perseguita. È un po' simile
all'antisemitismo che perseguita gli ebrei. Anche noi come
istriani abbiamo vissuto questa nostra tragedia e abbiamo pagato
con un silenzio imposto per quasi 50 anni dalla politica sulla
nostra storia che è stata negata fino al Giorno del Ricordo. E
quando è stata conosciuta c'è stata da una parte dell'Italia che
ha vissuto tutta una vulgata anti-noi, anti-Istria, che ci ha
criminalizzato, che ha dichiarato che eravamo tutti fascisti e
noi non lo eravamo, eravamo solo povera gente", spiega Mori. Gli
scritti vandalici sulla foiba di Basovizza, sottolinea però la
giornalista-scrittrice, "sono in sloveno. La comunità slovena
che abita in quello zone, anche a Trieste, è quella che mal
digerisce che si parli di questa storia. La scritta in sloveno
penso che sia opera loro, mi pare buffo che sia opera di
italiani".
Mori non si stupisce di questo atto vandalico: "gli insulti, le
offese ai monumenti alle foibe in tutta Italia ci sono tutti gli
anni per il Giorno del Ricordo, non è una novità. Certo - dice -
la foiba di Basovizza è la più simbolica, è come se fosse il
Monumento al Milite Ignoto per noi istriani", dice l'autrice di
Bora, scritto trent'anni fa e di altri due libri dedicati
all'Istria: Nata in Istria e L'anima altrove oltre a due
documentari: Istria 1943-1993. Cinquant'anni di solitudine e
Istria. Il diritto alla memoria.
"Anche durante le presentazioni dei miei libri sono stata
aggredita, insultata e perseguitata un po' ovunque da questa
nicchia resistente che continua a negare, a non voler vedere
questa verità che come dice Gramsci è sempre rivoluzionaria".
"Trovare la documentazione per i miei libri era impossibile.
Solo nelle librerie di Trieste c'era qualcosa. C'è una ignoranza
diffusa coperta dalla ideologia e questo è il problema".
Cosa si augura per il Giorno del Ricordo? "Che piano piano la
gente cominci a capire che noi siamo parte della storia
nazionale, non siamo un popolo a parte".
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