Il 17 marzo 2015, dieci anni fa,
Pordenone veniva scossa da un duplice omicidio, l'uccisione a
colpi di pistola di una coppia, Teresa Costanza e Trifone
Ragone. Erano le 19.47, come indicato da una successiva
consulenza, e i fidanzati erano a bordo della loro auto, ferma
nel parcheggio del Palasport di via Interna, nei pressi della
palestra dove si allenavano. Alla vicenda il Messaggero Veneto
dedica un ampio servizio segnalando che ancora oggi sul posto
qualcuno depone fiori e oggetti.
Unico colpevole della tragedia, è Giosuè Ruotolo, trentenne
come le vittime, condannato nei tre gradi di giudizio e che sta
scontando un ergastolo, in base a una serie di elementi
indiziari, raccolti dal nucleo investigativo provinciale dei
Carabinieri di Pordenone. Ruotolo, ex militare campano, fece
parte del picchetto d'onore che portava a spalla la bara di
Trifone, che era stato suo commilitone. Il giovane aspirava a
entrare nella Guardia di Finanza, e avrebbe agito per motivi di
rabbia e gelosia. La sua auto, fu videoregistrata da una
telecamera della zona, che immortalò anche un runner, Maurizio
Marcuzzo, testimone chiave nel processo. Nel laghetto del parco
San Valentino, mesi dopo sarà ritrovata l'arma del delitto.
Gli investigatori riscontrarono cancellazioni su telefoni e
computer, altri indizi cui si aggiungono l'alibi non
riscontrato, l'attesa nel piazzale giustificabile solo con un'
imboscata, i messaggi molesti inviati a Teresa tramite il
profilo Facebook anonimo, creato da Ruotolo insieme con la
fidanzata Maria Rosaria Patrone.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA