Prime condanne nella maxi indagine della Procura di Roma su un giro di mazzette che riguarda l'ex direttore generale di Sogei, società in house del Ministero dell'Economia e delle finanze. L'ex alto dirigente Paolino Iorio, che venne bloccato dalla Guardia di Finanza mentre intascava una tangente da 15 mila euro, ha patteggiato una pena a 3 anni per l'accusa di corruzione impropria. Stessa condanna per l'imprenditore Massimo Rossi autore della "dazione illecita".
Per Iorio, che si trovava agli arresti domiciliari, il giudice ha disposto la scarcerazione. Il manager, difeso dagli avvocati Giorgio Perroni e Bruno Andò, venne raggiunto ad ottobre da un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ma la Procura ha poi chiesto ed ottenuto l'aggravamento della misura dopo avere accertato la cancellazione dei video a circuito chiuso del sistema di sicurezza che Iorio aveva installato nel suo appartamento di Roma.
In casa vennero trovati, nel corso di perquisizioni, circa 100 mila euro, denaro ritenuto dagli inquirenti frutto di attività illecita. Nelle scorse settimane Iorio era tornato ai domiciliari. Nell'indagine è coinvolto anche il "referente in Italia di Elon Musk", Andrea Stroppa, e in particolare l'appalto sul sistema satellitare Starlink creato dal tycoon statunitense: Stroppa sarebbe accusato di avere avuto notizie riservate sull'operazione. Persino un documento riservato della Farnesina consegnatogli da un militare della Marina, Antonio Angelo Masala e indagato per corruzione, "avente ad oggetto - scrivono i pm- la valutazione del progetto finalizzato all'impiego con scopi militari prima e dual use dopo, delle tecnologie satellitari fornite dall'azienda americana Space X".
In cambio l'ufficiale aveva strappato a Stroppa la promessa della stipula di alcuni contratti. Nelle scorse settimane i pm di piazzale Clodio hanno avviato una nuova tranche di indagine dopo alcune rivelazioni fatte dallo stesso Iorio nel corso di un interrogatorio il 10 dicembre. Affermazioni che hanno portato all'iscrizione nel registro del procedimento l'amministratore delegato Cristiano Cannarsa per l'accusa di tentato peculato.
Secondo l'impianto accusatorio Cannarsa avrebbe cercato di "pilotare" un progetto da oltre 1 milione e 600 mila euro per un lavoro che se affidato in house o ad altra ditta sarebbe costato appena 200 mila euro. In base al racconto di Iorio, l'amministratore delegato si sarebbe speso per fare ottenere il lavoro alla società Deas Analisi e Sistemi, che si occupa di cybersicurezza e intelligenza artificiale. Nel dettaglio si trattava, secondo quando emerge dal capo di imputazione, dell'adozione di una proposta di fornitura da parte di Deas di una "piattaforma per la gestione di un sistema documentale attraverso il ricorso alla Ai Generativa... con un dimensionamento economico pari a un totale di un milione e 680 mila euro".
Gli inquirenti, nel cercare conferma al racconto fornito da Iorio, sono andati anche a riascoltare una serie di intercettazioni già presente negli atti della maxindagine. Tra gli audio finiti sotto la lente una "ambientale" del giugno scorso in cui Masala fa riferimento alla Deas tirando in ballo l'attuale ad.
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