"Non abbiamo perso tempo.
Eravamo pronti e non abbiamo guardato se fosse lunedì o martedì.
Per noi
l'importante era non solo riaprire, ma rimettere in assetto
tutto il museo. E anzi, aprire oggi era il miglior modo per
iniziare: di lunedì e il 18 maggio, nella Giornata
Internazionale dei Musei". Mascherina in volto, Cristiana Collu,
spalanca nuovamente le porte della Galleria Nazionale d'Arte
moderna e contemporanea, nel primo giorno possibile, dopo due
mesi di lockdown. "Oggi è una sorta di Open Day. Alle 9 eravamo
qui ad accogliere il nostro primo visitatore - racconta la
direttrice - E' un affezionatissimo professore di scuola, in
grave crisi d'astinenza da arte e cultura. Con la Galleria ha un
legame affettivo speciale, perché suo padre lavorava qui".
Posticipata a ottobre la mostra tutta al femminile "Io dico io",
si riparte con una coscienza nuova. "Non è solo una riapertura -
spiega la Collu - ma un nuovo inizio che non può non tener conto
di questi mesi passati e di sospensione", proprio come quando,
nel dicembre del 1944, la Gnam fu già il primo museo a riaprire
dopo la guerra. "Ci presentiamo all'appuntamento con il museo in
assetto Time Is Out of Joint sempre più puntuale - dice - e con
le mostre di Gregorio Botta, Maria Elisabetta Novello e Attilio
Cassinelli che vi aspettano". Ad accogliere oggi i visitatori ai
piedi della grande scalinata, l'installazione site specific
Open! di Marti Guixè che firma anche il nuovo grande tappeto
della Sale delle Colonne ispirato alle geometrie dei marmi delle
cattedrali e ai labirinti dei videogiochi. Soprattutto, la nuova
mostra del Salone centrale, "A distanza ravvicinata", che pesca
dalla collezione giocando con il tempo e lo spazio con 30 opere
di artisti come Afro, Franco Angeli, Alberto Burri, Enrico
Castellani, Giuseppe Capogrossi, Ettore Colla, Pietro Consagra,
Luisa Lambri, Gastone Novelli, Pino Pascali, Toti Scialoja.
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