"Se le tue foto non sono abbastanza
buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino". E' l'aforisma
che rappresenta meglio il celebre fotografo ungherese Robert
Capa (1913-1954), cui il Mudec rende omaggio con una mostra
allestita in occasione dei 110 anni dalla nascita.
"Robert Capa. Nella Storia", aperta dall'11 novembre al 19
marzo presso Mudec Photo, è prodotta da 24 Ore Cultura - Gruppo
24 Ore, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata da Sara
Rizzo. Attraverso sette sezioni vengono raccontati i più
importanti reportage in bianco e nero: dagli esordi a Berlino e
Parigi (1932-1936) alla guerra civile spagnola (1936-1939);
dall'invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra
mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione
Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950),
fino all'ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina
(1954), dove troverà la morte.
Realizzato grazie alla collaborazione con l'agenzia Magnum
Photos, fondata dallo stesso Capa insieme a Henry Cartier
Bresson, la mostra - curata appositamente per il Mudec -
riunisce oltre 80 stampe fotografiche, alcune delle quali mai
esposte prima in una mostra italiana.
Attraverso i suoi ritratti e i suoi reportage, Capa incarnò
per primo la figura del fotogiornalista come testimone che
rischia la vita per essere sempre al centro dell'azione, dalle
trincee spagnole - dove trovò la morte la compagna Gerda Taro -
allo sbarco in Normandia. Capa credeva infatti che la fotografia
fosse un'arma per combattere i totalitarismi, mostrando dei
conflitti non solo il volto eroico ma anche quello umano. Così
spesso nel suo lavoro la tecnica lascia spazio a scatti
imperfetti, ma intrisi di umanità come il capolavoro "Bambini
giocano nella neve", scattato in Cina, dove Capa documentò
l'invasione giapponese e la vita dei civili nella capitale
provvisoria Hankou.
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