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Tra pitture e mosaici la Schola Praeconum al Circo Massimo

Tra pitture e mosaici la Schola Praeconum al Circo Massimo

Il primo dei 10 progetti del Pnrr Caput Mundi

ROMA, 30 gennaio 2025, 17:42

Redazione ANSA

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(di Ida Bini) Alte figure maschili, vestite di corta tunica cinta alla vita, reggono in mano degli oggetti durante un banchetto; a terra otto uomini con tuniche corte e calzari, intenti in una processione in due gruppi di quattro, sono muniti di un bastone e di un caduceo, il vessillo del dio Mercurio, araldo per eccellenza. Sono i praecones o banditori pubblici, uomini liberi non schiavi utilizzati per annunciare le cerimonie o le processioni religiose, raffigurati nei preziosi affreschi e nello straordinario mosaico pavimentale in bianco e nero della Schola Praeconum, la sede degli araldi affacciata sul Circo Massimo.
    Dopo un complesso intervento archeologico e di ricerca scientifica, la Schola è finalmente aperta al pubblico che può ammirare la bellezza dell'edificio - sulla terrazza più bassa del versante meridionale del Palatino - grazie a una nuova rampa d'accesso, a una vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture della sala ipogea che le danno il nome, a una nuova illuminazione architetturale e all'installazione di una mappa tattile. Dopo 8 mesi di lavori e grazie a un finanziamento di 500mila euro, la Schola Praeconum è il primo dei 10 progetti del Pnrr Caput Mundi, portato a compimento dal Parco archeologico del Colosseo.
    La realizzazione della rampa verso la sala con i dipinti ha consentito di rinvenire elementi che ne arricchiscono la storia, sviluppata su 7 periodi diversi, e nel cortile un pilastro angolare e una colonna in marmo cipollino ben visibili ci riportano agli inizi del III secolo, quando la dinastia del Severi decise di ristrutturare il versante meridionale del Colle costruendo l'edificio. All'epoca serviva da unione tra il Paedagogium - la scuola dei giovani destinati a ricoprire i servizi più importanti dell'amministrazione imperiale del Palatino - e il Circo Massimo. Venne poi modificata tra l'età massenziana e il V sec. d.C., cui seguì una fase di crolli lasciati a vista. Il pavimento risale all'inizio del IV secolo d.C., quando l'imperatore Massenzio intraprese un'ulteriore ristrutturazione del lato meridionale della collina.
    Senza dubbio però la presenza di un abside e di una figura femminile con un bambino fanno pensare anche a una funzione religiosa della Schola, legata alla vicina chiesa di Sant'Anastasia. La scoperta dell'edificio risale alla fine del XIX secolo quando fu rinvenuta la sala ipogea. Poi negli anni Trenta del XX secolo ripresero gli scavi che permisero di dettagliare meglio la planimetria dell'edificio con tre ambienti principali, coperti a volta, affacciati su un cortile rettangolare circondato da un portico; in uno dei tre ambienti, quello decorato con pitture, fu ritrovato il mosaico bianco e nero, un unicum nel panorama della produzione musiva romana, con la raffigurazione del collegio degli araldi. Negli anni Settanta la British School of Rome e la Soprintendenza Archeologica di Roma intervennero nell'area della corte e oggi, grazie ai fondi del Pnrr, è stato possibile riprendere molte di quelle ricerche e avviare un recupero dell'edificio che oggi tutti possiamo ammirare con percorsi didattici ogni domenica e lunedì.
   

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