(di Ida Bini)
Alte figure maschili, vestite di
corta tunica cinta alla vita, reggono in mano degli oggetti
durante un banchetto; a terra otto uomini con tuniche corte e
calzari, intenti in una processione in due gruppi di quattro,
sono muniti di un bastone e di un caduceo, il vessillo del dio
Mercurio, araldo per eccellenza. Sono i praecones o banditori
pubblici, uomini liberi non schiavi utilizzati per annunciare le
cerimonie o le processioni religiose, raffigurati nei preziosi
affreschi e nello straordinario mosaico pavimentale in bianco e
nero della Schola Praeconum, la sede degli araldi affacciata sul
Circo Massimo.
Dopo un complesso intervento archeologico e di ricerca
scientifica, la Schola è finalmente aperta al pubblico che può
ammirare la bellezza dell'edificio - sulla terrazza più bassa
del versante meridionale del Palatino - grazie a una nuova rampa
d'accesso, a una vetrata per la migliore visione del mosaico e
delle pitture della sala ipogea che le danno il nome, a una
nuova illuminazione architetturale e all'installazione di una
mappa tattile. Dopo 8 mesi di lavori e grazie a un finanziamento
di 500mila euro, la Schola Praeconum è il primo dei 10 progetti
del Pnrr Caput Mundi, portato a compimento dal Parco
archeologico del Colosseo.
La realizzazione della rampa verso la sala con i dipinti ha
consentito di rinvenire elementi che ne arricchiscono la storia,
sviluppata su 7 periodi diversi, e nel cortile un pilastro
angolare e una colonna in marmo cipollino ben visibili ci
riportano agli inizi del III secolo, quando la dinastia del
Severi decise di ristrutturare il versante meridionale del Colle
costruendo l'edificio. All'epoca serviva da unione tra il
Paedagogium - la scuola dei giovani destinati a ricoprire i
servizi più importanti dell'amministrazione imperiale del
Palatino - e il Circo Massimo. Venne poi modificata tra l'età
massenziana e il V sec. d.C., cui seguì una fase di crolli
lasciati a vista. Il pavimento risale all'inizio del IV secolo
d.C., quando l'imperatore Massenzio intraprese un'ulteriore
ristrutturazione del lato meridionale della collina.
Senza dubbio però la presenza di un abside e di una figura
femminile con un bambino fanno pensare anche a una funzione
religiosa della Schola, legata alla vicina chiesa di
Sant'Anastasia. La scoperta dell'edificio risale alla fine del
XIX secolo quando fu rinvenuta la sala ipogea. Poi negli anni
Trenta del XX secolo ripresero gli scavi che permisero di
dettagliare meglio la planimetria dell'edificio con tre ambienti
principali, coperti a volta, affacciati su un cortile
rettangolare circondato da un portico; in uno dei tre ambienti,
quello decorato con pitture, fu ritrovato il mosaico bianco e
nero, un unicum nel panorama della produzione musiva romana, con
la raffigurazione del collegio degli araldi. Negli anni Settanta
la British School of Rome e la Soprintendenza Archeologica di
Roma intervennero nell'area della corte e oggi, grazie ai fondi
del Pnrr, è stato possibile riprendere molte di quelle ricerche
e avviare un recupero dell'edificio che oggi tutti possiamo
ammirare con percorsi didattici ogni domenica e lunedì.
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