Dissacrante e anticonformista, sempre in bilico tra l'ironico e il grottesco più estremo, Marco Ferreri ha diretto film originali e graffianti, che hanno provocato e fatto storia, talvolta persino con grandi incassi al botteghino come La Grande Abbuffata. E' stato uno dei maestri del cinema italiano ma a 20 anni dalla prematura scomparsa a 69 anni si può dire che sia stato dimenticato dall'immaginario collettivo. Ora due film riportano il suo nome all'attenzione del pubblico. Sono il documentario La Lucida Follia di Marco Ferreri diretto da Anselma Dell'Olio, presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia e ora in sala distribuito da Istituto Luce Cinecittà dal 27 novembre (con una prima nazionale nella sua città, Milano, domani stesso allo Spazio Oberdan presenti in sala la regista e gli eredi Ferreri) e I Love...Marco Ferreri di Pierfrancesco Campanella, in sala dal 30 novembre con Cinedea.
Quest'ultimo ha costruito il film raccontando "una vera e propria 'uccisione', neanche tanto metaforica. Ho immaginato un misterioso detective, che si muove come un personaggio d'altri tempi, compie una inchiesta personale su questo ipotetico 'delitto'". Attraverso l'analisi di alcune delle sue opere maggiormente significative, interviste ad esperti e studiosi, testimonianze di chi lo ha conosciuto e immagini di repertorio, il bizzarro investigatore arriva a individuare il 'colpevole': "quella società dei consumi che il regista ha sempre stigmatizzato, fin da tempi non sospetti". La peculiarità di Ferreri consiste proprio nell'aver precorso i tempi: il suo essere geniale è quindi nella preveggenza di un futuro pieno di alienazione e di frustrazione. "I love Marco Ferreri" - spiega l'autore - vuole essere in definitiva una indagine postuma, tra reale e surreale, sui mutamenti sociali degli ultimi anni, attraverso l'occhio di un artista fuori dal coro".
Il film di Dell'Olio è un viaggio nel cosmo unico dell'autore, attraverso spezzoni di film spagnoli, italiani e francesi, tra cui El cochecito, La cagna, L'ultima donna, Dillinger è morto, La grande abbuffata, Chiedo Asilo, Ciao maschio, Storia di Piera, La donna scimmia. E le sue stesse testimonianze, le sue uscite spesso bollate come provocatorie perennemente accompagnato da censure, scandali, contestazioni, accuse velenose. E poi tra materiali d'epoca, backstage e ricordi i pareri di Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Philippe Noiret. Ci sono testimonianze nuove, illuminanti sul suo modo di dirigere gli attori, offerte dai protagonisti che hanno dato il soffio della vita ai suoi personaggi (Roberto Benigni, Hanna Schygulla, Isabelle Huppert, Andréa Ferreol, Ornella Muti), i collaboratori più stretti (il musicista Philippe Sarde, il regista Radu Mihaileanu) lo scenografo Dante Ferretti, un forbito luminare del mitico Cahiers du cinéma (Serge Toubiana).
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