A volte il triangolo d'amore si complica ed è arcobaleno come nel caso di Passages, film diretto da Ira Sachs (I toni dell'amore - Love is Strange, Little Men) già al Sundance Film Festival e al Festival di Berlino e ora nelle sale italiane il 17 agosto con Lucky Red in collaborazione con MUBI.
Siamo nella Parigi contemporanea e il regista Tomas (Franz Rogowski), felicemente sposato con Martin (Ben Whishaw), è del tutto soddisfatto: ha appena finito il suo ultimo film indipendente. Tutto sembra andare per il meglio, quando l'inquieto cineasta inizia, senza neppure accorgersene, una relazione con una giovane e bella insegnante, Agathe (Adèle Exarchopoulos). Che succede? Lo stesso Martin non riesce a crederci, a lui sono sempre piaciuti gli uomini, ma questa volta con Agathe sembra tutto più bello. Non solo, la ragazza dopo un po' resta anche incinta e il giovane regista, che gira per Parigi in bicicletta, sembra del tutto felice di avere un figlio.
Quando anche Martin inizierà ad avere una relazione extraconiugale però, l'amletico e manipolatore Tomas torna a rivolgere le sue attenzioni verso il marito.
"Ho scritto il film pensando a Franz Rogowski, per me è stata subito una fonte di ispirazione dopo averlo visto nei film di Haneke. Con Passages - sottolinea il regista a Roma - ho cercato poi di creare qualcosa di vicino a L'innocente di Luchino Visconti, ovvero un film che si prendesse tutti i suoi rischi. Tutto - continua Sachs nato a Memphis nel 1965 - è incentrato comunque su Tomas, un uomo sempre mosso dal desiderio: quello che ha e quello che vorrebbe avere. Un uomo dominato dalla ricerca del piacere".
Un regista, continua Sachs: " In cui comunque mi identifico specie nella scena d'apertura nella quale si mostra tutto il potere di questo maschio bianco. Perché in realtà in Passages c'è un po' la storia di un uomo di potere che finisce a terra, prima in ginocchio, ma poi definitivamente a terra". Che ne pensa delle scene di sesso omosessuali molto esplicita in Passages? "Per quanto riguarda le scene di sesso non puoi far altro che scriverle anche nei minimi dettagli, ma il tuo lavoro finisce lì. Sono poi gli attori a creare il quadro, sta a loro interpretarle, a dargli vita nella misura della loro fantasia e coraggio. Così quando le giro alla fine mi trovo nella stessa condizione del pubblico. Per farle ho guardato ancora al passato, a Luchino Visconti, ma anche ad Accattone di Pier Paolo Pasolini. Il passato in qualche modo mi ha dato coraggio, comunque in quelle scene - conclude - non c'è nessuna vergogna, né senso del peccato".
Passages può aiutare a capire meglio il fluid gender? "Più che un manifesto sul fluid gender quello che è importante è l'impatto che Passages ha sul pubblico. Non volevo certo fare un film a tema, ma osservando i tre protagonisti e i loro rispettivi personaggi non si può non notare il cambiamento generazionale verso la sessualità".
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