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Lubo, la vendetta di uno jenisch che diventa dongiovanni

Lubo, la vendetta di uno jenisch che diventa dongiovanni

In sala il film di Diritti con Rogowski, già in gara a Venezia

ROMA, 05 novembre 2023, 19:17

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA - Lubo di Giorgio Diritti, già n concorso per l'Italia all'ultima edizione della Mostra di Venezia e dal 9 novembre in sala con 01, racconta una vicenda drammatica e ammantata di razzismo, quella di uno jenisch che, solo per vendicarsi del fatto che gli hanno portato via i figli, diventa un dongiovanni seriale. Questo il lato incredibile e più originale di questa storia che però il regista sottolinea poco, lascia sotto traccia, quasi nel rispetto del dramma vero che colpì i bambini di questa comunità nella Svizzera del 1939. Protagonista del film, come del libro dal titolo emblematico, Il seminatore di Mario Cavatore (Einaudi), a cui Diritti si è ispirato, è Lubo Moser (Franz Rogowski), giovane jenisch, ovvero la terza popolazione nomade europea dopo Rom e Sinti, che vive tranquillamente insieme alla sua famiglia, formata dalla moglie Mirana e dai loro tre figli, facendo l'artista di strada. Siamo però negli anni Trenta e il clima di guerra che c'è nell'aria fa sì che anche la Svizzera cerchi di rinforzare le sue frontiere, dichiarando la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, compresi gli jenisch. E così Lubo si ritrova da un momento all'altro, in divisa, lontano dalla sua famiglia, con il compito di controllare e difendere i confini svizzeri. Una notte, però, riceve la visita di suo fratello che gli porta tragiche notizie: i suoi bambini sono stati presi dalla polizia e la moglie, che ha tentato invano di opporsi, è poi morta per il dolore. Tutto comunque nel segno della legalità: nella Svizzera di quegli anni è infatti da tempo attiva l'Opera 'Bambini della strada', organizzazione 'umanitaria' con l'obiettivo di sradicare la piaga del nomadismo. Una storia che, con i dovuti distinguo, ricorda quella di Rapito di Marco Bellocchio. Da qui la seconda vita di Lubo, interpretato credibilmente da uno stralunato e bravo Rogowski, già villain nazista in Freaks Out di Gabriele Mainetti e protagonista assoluto di Disco Boy di Giacomo Abbruzzese e Passages di Ira Sachs. L'uomo, che ha disertato l'esercito grazie a un efferato delitto, si ritrova ricco e mette così in atto con più facilità un'originale vendetta: inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere per corrompere con il suo sangue questa popolazione che gli ha rubato i figli. Nel frattempo la vicenda di Lubo s'incrocia con quella di una famiglia d'immigrati italiani a Lugano che sconvolge il suo futuro in modo positivo.

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