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il Gigante del Nilo, ecco il 'papà' di Indiana Jones

il Gigante del Nilo, ecco il 'papà' di Indiana Jones

Zatterin racconta la storia di Giovanni battista Belzoni

ROMA, 22 novembre 2019, 15:14

Monica Paternesi

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 MARCO ZATTERIN,''IL GIGANTE DEL NILO''(MONDADORI OSCAR STORIA P.P 356, 15 EURO)- Due secoli fa, a inizio Ottocento, l'Europa, ancora scossa dai fremiti delle turbolenze napoleoniche, riscopriva l'antico Egitto. Era uno dei tanti effetti delle spedizioni del condottiero francese, che si era spinto fino alle sponde del Nilo. Nasceva così l'"egittomania" moderna. In quel mondo, popolato di esploratori, avventurieri, viaggiatori, spie, diplomatici, militari, beduini e mercanti senza scrupoli, si è mosso con un ruolo da protagonista, troppo a lungo negletto, Giovanni Battista Belzoni da Padova (1778 - 1823). "Il gigante del Nilo. Storia e avventure del Grande Belzoni", edito da Mondadori, è il libro che Marco Zatterin, giornalista, vice-direttore de La Stampa, ha voluto dedicare alla figura rocambolesca di Belzoni, per sottrarla al rischio di un oblio immeritato. Con lo stesso intento la città di Padova ha organizzato in questi giorni la mostra "L'Egitto di Belzoni".
    L'interesse è più che motivato. Del resto, che il personaggio racchiudesse in sé gli ingredienti per un best seller sul grande schermo lo avevano capito due uomini di cinema del calibro di George Lucas e Steven Spielberg, che a Belzoni si sono ispirati per il loro Indiana Jones.
    Di umili origini, figlio di un barbiere, Belzoni sognava fin da bambino il mondo e l'esotico, ispirandosi al via vai di viaggiatori del Grand Tour diretti a Venezia, che passavano sotto le finestre di casa sua nel quartiere Portello a Padova. Con un fisico possente e una statura di due metri e dieci Belzoni, dopo varie peripezie, tra cui un soggiorno a Roma e un'infarinatura di ingegneria idraulica, si stabilisce a Londra.
    Lì si conquista fama e successo, esibendosi nei teatri e nei circhi nel numero del "Sansone Patagonico e in quello della "Piramide", in cui si caricava sulle sue spalle una dozzina di artisti. A Londra incontrerà la giovane Sarah, sua futura moglie e compagna di mille avventure. I casi della vita lo portano in Egitto, dove nasce l'amore a prima vista per le piramidi e i faraoni. Diventerà un pioniere dell'"egittomania", da cui poi scaturirà la moderna egittologia. Belzoni si improvvisa archeologo autodidatta. Sua la scoperta della grande camera mortuaria nella piramide di Chefren, che dai tempi di Erodoto era considerata un ammasso inaccessibile di pietre. Sua la scoperta di sei tombe monumentali nella Valle dei Re. È lui che riporta alla luce il grande tempio di Ramsete II ad Abu Simbel, sepolto sotto una coltre plurisecolare di sabbia.
    I risultati di questa attività sono esposti in alcuni dei principali musei del mondo, a cominciare dal British Museum di Londra. Eppure la fama di Belzoni è controversa. In un mondo dominato dalle due super-potenze dell'epoca, Inghilterra e Francia, il "gigante del Nilo" si muoveva in autonomia come un lupo solitario. Forse anche per questo ha dovuto fare i conti in vita con critiche e detrattori, interessati a dipingerlo come uno spregiudicato tombarolo. Morì a soli 45 anni nel tentativo di raggiungere Timbuctù nel cuore dell'Africa. Il libro di Zatterin, lettura lieve e scorrevole, restituisce un'immagine nitida di Belzoni, che ci fa amare il personaggio e il mondo ormai scomparso e quasi fiabesco in cui lui si muoveva.
   

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