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Lucia Visca, Pasolini 1922-2022

Lucia Visca, Pasolini 1922-2022

La cronaca della giornalista che per prima vide cadavere poeta

ROMA, 21 marzo 2022, 13:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Marzia Apice) LUCIA VISCA, PASOLINI 1922-2022. UN MISTERO ITALIANO (All Around, pp.176, 20 euro). "Io c'ero la mattina del 2 novembre, prima di ogni altro giornalista. C'ero e avevo visto e registrato nella memoria". E' un racconto appassionante e dettagliato, condotto con "l'obiettivo in soggettiva" quello offerto da Lucia Visca nel libro "Pasolini 1922-2022", edito da Alla Around, in occasione dei 100 anni dalla nascita del poeta, ucciso all'Idroscalo di Ostia nel 1975.
    Il libro inizia con la cronaca di ciò che Visca, prima giornalista (allora giovanissima) ad arrivare sul luogo del massacro, vide quella mattina, quando fu ritrovato il cadavere di Pasolini. I fatti sono noti: la confessione dell'omicidio arrivò subito, il 2 novembre stesso, da parte del 'ragazzo di vita' diciassettenne Pino Pelosi. Una verità ufficiale forse troppo semplice, una confessione "che non chiude il caso, semmai apre le porte al mistero", sottolinea l'autrice. Perché di mistero - forse l'ultimo tra quelli italiani ancora da risolvere - si tratta: del resto di questa "morte eccellente", in quasi 50 anni si è detto tutto e il contrario di tutto, tra indagini più volte riaperte, confessioni e omissioni, mandanti rimasti nell'ombra, celebrazioni all'intellettuale "corsaro" ripetute di anno in anno non senza qualche retorica. Quella mattina, accanto al corpo di Pasolini, "scambiato per un sacco di rifiuti", e ai segni del massacro, "C'erano, forse, i complici dell'assassinio, quegli ignoti chiamati in causa in ben due sentenze contro il reo confesso Pino Pelosi. E c'ero io, titolare del casuale primato di essere stata la prima giornalista al mondo a leggere, insieme con un poliziotto in po' distratto, il nome 'Pasolini' sull'etichetta di una camicia a quadri di fustagno indossata dalla vittima la notte del delitto. C'ero, cronista avventizia e inconsapevole all'epoca. Ho continuato a esserci, col cuore e con la ragione, a studiare, ragionare, supporre e cancellare dalla mente tutte le suggestioni che una storia così si porta dietro, soprattutto se entra nella tua vita quando hai vent'anni", scrive con evidente trasporto l'autrice. E' innegabile che questo delitto sia intriso di echi cinematografici e letterari, di "indizi" nascosti (o esibiti?) nella produzione pasoliniana, quasi a suggerire che forse la fine della vita di Pasolini, la cui voce profetica e il cui impegno mancano oggi più che mai, non poteva che essere tragica e diventare emblema di un'esistenza dolorosa, senza salvezza. O ancora, quasi come se "l'intellettuale ci avesse accompagnato verso la sua morte". Visca parla di uno strano destino per un regista, scrittore, poeta, saggista e pensatore "Criticato in vita, osannato in morte", la cui fine violenta in fondo però è stata liquidata con troppa facilità. Il riferimento è anche ai giornali dell'epoca, tutti uguali, nei titoli e nei contenuti: "Se si fosse guardato un po' più nel profondo e con maggiore rispetto delle persone coinvolte forse si sarebbe capito prima quanto era davvero successo in una notte di pioggia all'Idroscalo di Ostia. Si sarebbero cercate altre notizie, altre connessioni, altre incongruenze", scrive l'autrice. E proprio per tentare di chiarire i contorni di questa vicenda ancora così nebulosa, la giornalista correda il libro di una preziosa appendice con diversi materiali utili a comprendere, dall'ultima intervista di Pasolini all'orazione funebre pronunciata da Moravia il giorno dei funerali del poeta, fino alla cronologia dei processi a Pelosi. Da non perdere la fotostoria, a conclusione del volume, con alcuni degli scatti più rappresentativi della parabola umana e professionale di Pasolini.
   

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