(di Mauretta Capuano)
A un anno dall'invasione russa
dell'Ucraina, il 24 febbraio 2022, non si ferma l'orrore della
guerra. Davanti a un conflitto di cui non si riesce a vedere la
fine, la letteratura e l'arte restano una forma di resistenza
contro l'assuefazione e l'indifferenza. Tra i tanti titoli
arrivati in libreria che ci invitano ad approfondire, a non
dimenticare e riflettere e che chiedono la pace, una delle
novità più attese è 'Dunque, la guerra! di Bernard-Henri Levy,
che esce il 21 febbraio per la Nave di Teseo in prima edizione
in esclusiva mondiale e su cui si basa anche un nuovo
documentario che
Levy porterà in giro per il mondo a partire da fine febbraio.
Grande conoscitore dell'Ucraina, Levy, andando sul campo in
prima persona e incontrando i protagonisti ha seguito tutti i
passaggi del grande gioco diventato una guerra sanguinosa di cui
ricostruisce la genesi e indica le responsabilità dirette e
indirette. "Sono tornato di nuovo dall'Ucraina. Ho intervistato
uomini che avevano vissuto nascosti, per mesi, sotto le valanghe
di acciaio; tutti, proprio tutti, dicevano che in nessun momento
avevano pensato di fuggire; che mai, mai, hanno perso la fede
nella vittoria" spiega nel libro il filosofo, scrittore,
giornalista e attivista. E lancia un appello per battere con la
forza della pace e del pensiero l'arroganza di tutte le
tirannie.
Arriva anche la testimonianza eccezionale di uno dei pochissimi
giornalisti occidentali presenti sulle linee russe, Luca
Steinmann, 32 anni, autore del volume 'Il Fronte Russo' che
esce il 14 febbraio per Rizzoli. Reporter in molti fronti caldi,
Steinmann è entrato, il 18 febbraio 2022, nel Donbass
attraverso la Russia e non immaginava che poche ore dopo Mosca
avrebbe chiuso le frontiere di quella regione. Per diversi mesi
ha seguito le truppe nella loro avanzata, ha documentato gli
scontri armati dentro l'acciaieria di Azovstal (e non solo),
vissuto i drammi inimmaginabili della popolazione civile rimasta
intrappolata. E' stato il primo a entrare nella centrale atomica
di Zaporizhya mentre bombe e missili piovevano pericolosamente
intorno ai reattori nucleari. "Ho deciso di raccontare una
guerra non embedded con i russi, senza piegarmi a propagande di
alcun tipo" dice Steinmann.
Potenti anche le storie di chi ha combattuto per la verità e la
libertà con al primo posto quella di Anna Politkovskaja, la
giornalista russa di "Novaja Gazeta" raccontata per la prima
volta dalla figlia Vera Politkovskaja nel libro "Una madre. La
vita e la passione per la verità", scritto con la giornalista
Sara Giudice, che esce il 21 febbraio per Rizzoli. "Mia madre è
sempre stata una persona scomoda, non solo per le autorità
russe, ma anche per la gente comune. Scriveva la verità, nuda e
cruda, su soldati, banditi e civili finiti nel tritacarne della
guerra. Parlava di dolore, sangue, morte, corpi smembrati e
destini infranti" dice Vera Politkovskaja, anche lei giornalista
e autrice televisiva, che aveva ventisei anni quando
è morta sua madre, assassinata il 7 ottobre 2006.
Imprescindibile resta la voce di Gino Strada che continua a
farsi sentire con la sua richiesta di abolizione della guerra in
'Una persona alla volta', uscito postumo per Feltrinelli, a cura
della seconda moglie Simonetta Gola. Tanti i libri usciti o
riportati in libreria nel corso di questo anno insanguinato tra
i quali merita ricordare "Perche' l'Ucraina" (Ponte alle
Grazie) in cui Noam Chomsky delinea le cause dell'invasione
russa, facendo riferimento anche a documenti riservati e dando
al lettore un
punto di vista diverso rispetto a quello di giornali e tv e il
caso editoriale 'Nella testa di Vladimir Putin' (Edizioni E/O)
di Michel Eltchaninoff, che al di là delle spiegazioni
geopolitiche ed economiche della guerra in Ucraina, esplora le
basi ideologiche e filosofiche del pensiero di Putin che
spiegano, ai suoi occhi, le sue scelte politiche. E sempre per
E/O arriva a marzo 2023 'L'ora del lupo' del giornalista e
scrittore Valerij Panjuškin che ha raccolto le voci di chi ha
perso tutto.
Alla pace, ricordando le parole di John Lennon che nel 1969
diceva "All we are saying is give peace a chance", invita il
programma di incontri, letture, approfondimenti del Gruppo
Feltrinelli e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che partono il
22 febbraio a Milano e si estenderanno in tutta Italia.
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