"La destra meloniana, che non è il
berlusconismo, rispetto alla cultura ha un desiderio di
controllo piuttosto importante. Lo abbiamo ben visto al Maxxi di
Roma: subito al posto di Giovanna Melandri è stato messo
Alessandro Giuli, uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni".
Lo dice Silvia Barbagallo, per dodici anni direttrice artistica
della Fiera Più libri più liberi, che da oltre vent'anni
organizza i palinsesti culturali di festival e fiere, tra i 53
che hanno risposto alla chiamata pubblica per individuare il
nuovo direttore del Salone del Libro di Torino dopo l'era di
Nicola Lagioia.
Commentando la bufera che si è scatenata sul nome del
successore di Lagioia e dopo il 'no' di Paolo Giordano,
Barbagallo ricorda di aver vissuto una situazione di "censura".
"Ho subito sulla mia pelle quello che è il condizionamento
politico nella cultura e non porta a niente di buono, purtroppo.
Quello che vedo in queste ore lo conosco molto bene. Ero stata
chiamata dal Festival degli Incontri per il decennale del
Festival dell'Aquila nel 2019. Sono stata chiamata dal
ministero, non dal sindaco, che aveva stanziato una somma per le
celebrazioni. Ho fatto tutto il programma. Quando il sindaco
Pierluigi Biondi, uno degli uomini più vicini alla Meloni
all'epoca, lo ha visto, mi ha chiesto di togliere Saviano e
Zerocalcare che non erano bene accetti. Io mi sono rifiutata e
sono stata scaraventata fuori. Il rischio che vedo in queste ore
sul Salone del Libro di Torino è anche un po' questo. Anche se
Giordano non ha subito una censura, ma si è reso conto che i
confini erano stretti" sottolinea Silvia Barbagallo.
Quello che è chiaro ora per Barbagallo "è che il nome del
prossimo direttore del Salone del Libro deve essere ben voluto
da troppe parti. Deve rispondere a dei criteri che non sono più
culturali, ma di spartizione che è una logica Rai incredibile
che il Salone non rappresentava finora".
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