ISAKA KOTARO, IL SICARIO CHE NON
VOLEVA UCCIDERE (EINAUDI, PP. 352, EURO 18,50)
Isaka Kotaro, plurimpremiato autore giapponese di thriller,
nel corso della carriera, si è aggiudicato, tra gli altri, il
Mystery Writers of Japan Award e il Japan Booksellers' Award. I
suoi libri appassionano fan del crime e cinefili. Per Einaudi,
nella traduzione di Bruno Forzan, è ora uscito Il sicario che
non voleva uccidere.
Protagonista del romanzo il quarantacinquenne Kabuto che, per
"portare a casa la pagnotta", va in giro ad uccidere. Kabuto a
Tokyo conduce una vita da insospettabile. Marito premuroso e
padre di un giovane studente. Di notte, Kabuto rincasa in punta
di piedi per non irritare la dolce metà. Cena con banane,
onigiri, salsicce di pesce, spuntini che possono essere
consumati silenziosamente durante le ore piccole: non richiedono
tramestio di stoviglie; il rumore sveglierebbe i componenti
della famiglia.
Kotaro descrive Kabuto in maniera scanzonata, ne mette in
mostra le fragilità e le contraddizioni. Fa sorridere il modo in
cui lo spietato Kabuto, nel privato, sia vittima di una moglie
facilmente irritabile: "È una lavoratrice seria, e si alza
presto al mattino. E le ci vuole anche un mucchio di tempo per
arrivare in ufficio. Tu prova a svegliarla nel cuore della notte
e saranno guai!". Grazie a tali situazioni, tipiche della
commedia, Kotaro crea thriller appetibili e originali.
Kabuto ha un impiego di copertura per mascherare la sua
attività criminale: lavora in una ditta che produce articoli di
cancelleria. È un uomo combattuto. Vorrebbe lasciarsi alle
spalle il malaffare. Però a intralciare il buon proposito è il
medico che gli procura gli affari loschi in cui è invischiato.
L'autore plasma una trama dal bel ritmo. Punti di forza di
Kotaro sono l'ironia graffiante e una prosa lineare,
caratteristiche che lo rendono perfetto per le trasposizioni
cinematografiche: il suo grande successo, I sette killer dello
Shinkansen, è diventato un film con Brad Pitt. La penna di
Kotaro si nutre di stili plurimi, che vanno da Quentin Tarantino
ad Agatha Christie. Altri riferimenti letterari sono Kenzaburo
Oe, Soji Shimada, Lawrence Block, Mario Vargas Llosa e Peter
Lovesey.
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