(di Francesca Chiri)
Venticinque anni dalla morte di
Bettino Craxi sono quel tempo sufficiente per tornare ad
approcciarsi alla figura di questo personaggio con uno spirito
ormai più storico che politico. L'uomo che rivoluzionò la
politica, il protagonista di una stagione che si è impressa in
modo indelebile nella mente degli italiani, l'ultimo leader
della Prima Repubblica, il politico che determinò l'ascesa di
Berlusconi ma anche di Di Pietro, moriva il 19 gennaio 2000, ad
Hammamet, malato. Mentre si chiudeva anche temporalmente il
"secolo breve". Su Craxi sono stati versati fiumi di inchiostro,
ricostruiti documentari, girati lungometraggi di spessore. Ora,
per l'anniversario della morte, escono nuovi saggi, due dei
quali di due giornalisti, editorialisti e notisti politici come
Aldo Cazzullo e Massimo Franco. Entrambi usciranno in libreria
il 14 gennaio.
Il primo ha dato alle stampe "Craxi. L'ultimo vero politico"
(Rizzoli, 28 pp., 25 euro). È un racconto che parte dalla fine:
la malattia di Craxi, il disperato intervento chirurgico, la
morte, il funerale. E da cui esce un ritratto del politico in
chiaroscuro, che ricostruisce la storia del giovane militante,
l'ascesa al potere, gli anni ad Hammamet, dal 1994, per sfuggire
a Mani Pulite e all'arresto, fino alla morte. Cazzullo
ripercorre in questo racconto illustrato, ricco di foto inedite
e aneddoti poco noti, la parabola umana e politica dell'uomo di
potere osannato e odiato, capro espiatorio della stagione del
malaffare, esiliato illustre per alcuni, latitante per altri.
Riportando alla luce quel nodo mai sciolto della fine della
Prima Repubblica.
Il libro di Franco ("Il fantasma di Hammamet
Perché l'ombra di Bettino Craxi incombe ancora sull'Italia",
Solferino, 224 pp. 18,90 euro) parte dal luogo del suo esilio,
la villa in Tunisia sulla "collina degli sciacalli e dei
serpenti" dove Craxi si era rifugiato per sfuggire ai processi
di Mani Pulite. Per Franco è anche la metafora politica della
fine della Prima Repubblica e delle sue "scorie mai del tutto
smaltite". Anche per questo, la rilettura di quei fatti, lungi
dall'essere "archeologia politica", diventa per l'autore
l'occasione per riflettere sui rapporti tra politica e
magistratura, una questione "aperta e attualissima", che chiama
in causa la questione del primato della politica e il rapporto
con la magistratura, sempre attualissimo nella sua
conflittualità. Il libro, nato nel 1995 da decine di
testimonianze dirette e da incontri riservati in quella che per
i magistrati e una gran parte del Paese era la sua latitanza
tunisina, e per i familiari e i socialisti il suo esilio, viene
ora riproposto in una nuova edizione ampliata: un documento che
racconta in modo vivido i legami, le ipocrisie, le trame
inconfessate che hanno unito la Prima e la Seconda Repubblica e
in cui si materializzano attentatori misteriosi, vassalli e
nuovi pretoriani, vescovi e donne, statisti, spie e faccendieri.
Tutti che ruotano attorno a quel fantasma di Hammamet di cui
l'Italia "potrà liberarsi soltanto quando sarà riuscita a fare i
conti con sé stessa".
Esce invece il 17 gennaio un altro libro non "su" Craxi ma
"di" Craxi: una raccolta, un selezione di lettere del politico
del periodo che contiene la fine della Prima Repubblica, ma che
si dilata sul decennio 1989-1999: una cornice entro la quale
cadono i vincoli della Guerra Fredda e si consumano gli ultimi
giorni di vita dell'ex segretario del Psi. "Bettino Craxi -
Lettere di fine Repubblica" (Baldini+Castoldi, 288 pp. 19 euro)
è una raccolta di scritti curata da Andrea Spiri, dottore di
ricerca in Storia politica dell'età contemporanea, che ha
estrapolato un corpus epistolare inedito tra Craxi e i più
grandi protagonisti della storia e della politica di fine
Novecento.
Ed è recente, infine, il libro dato alle stampe della
primogenita del segretario socialista, Stefania Craxi,
"All'ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti"
(Piemme, 192 pp. 18,90 euro), un memoriale di una figlia che, a
distanza di tanti anni, semplicemente ricorda, e non dimentica,
l'eredità di un pensiero e di una cultura politica. Nel libro,
ha raccontato di recente la senatrice di Forza Italia e
presidente della commissione Affari Esteri, "alterno racconti di
vita familiare, una famiglia tutta politica dove la politica in
casa era quasi tutto", con pezzi della storia repubblicana e
pezzi della sua vita. Il libro "l'ho chiamato così - scrive -
perché Bettino Craxi faceva ombra: la faceva a leader
nazionali e internazionali, figuriamoci a una ragazzina
innamorata di quel padre straordinario e difficilissimo che mi
ha lasciato un regalo stupendo. Quello di aver sentito accanto a
lui il respiro lungo della storia".
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