(di Francesco De Filippo)
JACOPO DE MICHELIS 'LA MONTAGNA
NEL LAGO' (Giunti; pp.576; euro 19) Non si deve aver paura dei
propri sogni. Bisogna però aver chiara consapevolezza di cosa si
è disposti a sacrificare per tentare di realizzarli. Pietro Rota
e i suoi due amici di adolescenza Cristian Bonetti e Elisabetta
Previtali lo sanno bene; il primo lasciò all'improvviso
Montisola per tentare fortuna a Milano; gli altri sono rimasti.
Ciascuno ha pagato e continua a pagare il suo prezzo.
Involontariamente si troveranno a fare i conti quando Pietro
dopo 12 anni, il 3 settembre 1992, tornerà sull'isola nel lago
d'Iseo per scagionare il padre, Nevio, pescatore e uomo ruvido
ma non cattivo, da una accusa di omicidio. Avrebbe ucciso Emilio
Ercoli, ex amico, lo spregiudicato uomo più ricco dell' isola.
Per salvarlo, deve trovare il colpevole.
Cocainomane e giocatore, Pietro se la cava male a Milano e il
sogno di fare il giornalista si è ridimensionato in una
collaborazione precaria con una morbosa rivistaccia scandal,
Shock. Montisola è rimasta identica a se stessa e lui si muove
come se fosse partito il giorno prima, ritrovando lo spirito del
ragazzo che era e riannodando sentimenti e trepidazioni del
tempo. Nel ribollire di emozioni indaga battendo una pista
dietro l'altra, avvicinandosi sempre un pochino di più alla
soluzione del caso ma senza riuscire ad afferrarla per
consegnarla al commissario Edmondo Cortinovis che da sbirro
pigro ma acuto lascia che sia il giovane a fare il lavoro per
lui. Ogni indagine, tuttavia, gli fa scoprire l'insospettabile
lato oscuro quando di un conoscente quando di un amico, fino a
convincersi che "non si è mai abbastanza consapevoli di quanto
poco si conoscano gli altri, inclusi coloro a cui ci si sente
più legati". Una riflessione che lo addolora ma non lo
avvilisce, pronto a indagare subito in un' altra direzione.
Romanzo lungo ma denso, seguendo un'ennesima, nuova pista,
Pietro scopre una vicenda reale e lugubre: negli instabili anni
della Repubblica di Salò, sull'isola, al sicuro e lontano da
occhi indiscreti, soggiornarono alcuni gerarchi della X Mas con
le relative famiglie. Compreso il comandante Valerio Borghese il
principe nero.
De Michelis se sfronda da questi esponenti il mito del 'bel
morire' in battaglia e lo spuntato armamentario dell'eroe epico,
mettendone a nudo piccolezze, vigliaccherie, sopraffazioni,
sadismo perfino, ne riconosce con onestà anche l'arditezza, i
progetti temerari se non incoscienti. Non esagera con la
fantasia: armonizza qualche protagonista inventato con la
cinetica della Storia, quel tanto che basta per dipanare la sua
di storia.
A dispetto di una copertina da giallone di consumo con tanto
di caratteri a rilievo e il sinistro simbolo della Decima (un
teschio con una rosa nel taglio della bocca), il libro pone
molti interrogativi, e ad essi tutti risponde con puntualità e
intelligenza. Tanti temi e tanti spunti che come fili si
incrociano, si annodano, si intersecano e si sovrappongono fino
a tendersi in un tessuto coerente e intrigante.
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