(di Mauretta Capuano)
"Sto cercando di diradare gli impegni
perché mi sono rotto di stare in mezzo a un milione di polemiche
e di vivermele in maniera molto sola". Sul palco dell'Auditorium
Parco della Musica di Roma, Zerocalcare racconta la sua visione
del mondo e di se stesso in dialogo con Luca Sofri nella serata
d'inaugurazione di Libri Come. "È come se la gente si aspettasse
sempre una posizione. Mi pesa il fatto che su tantissime cose
fatico a trovare una condivisione collettiva, forse per motivi
anagrafici, ho 40 anni. Frequento persone grandi. Non partecipo
ad assemblee di pischelli. L'aspetto ecologico, per esempio, non
fa parte del mio bagaglio, non l'ho mai discusso nelle
assemblee. Nei linguaggi non mi riconosco" racconta il
fumettista tra gli applausi in una Sala Sinopoli piena.
Vale anche per la pace? C'è un impegno? "È complicato. Non
vengo da una formazione pacifista pura, non violenta.
Sicuramente c'è l'opposizione alla guerra. Mi fa schifo la
retorica belligerante. Mi sono posto un sacco di domande in
questi giorni, è un momento storico complesso e lo sono anche le
risposte. Ho un problema sul delimitare i campi, non essendo un
pacifista puro" dice l'autore de 'La profezia dell'armadillo'.
"Ma per quale campo parlo? mi chiedo. Se mi guardo intorno -
continua - gli attori di questa vicenda mi fanno accapponare la
pelle. La Meloni ha detto che l'Europa di Ventotene non è la
sua. Ma qual è l'Europa da difendere? Se devo evocare miti
mobilitanti mi piacerebbe si ricostruisse un immaginario per cui
si va a parlare con i nostri simili di ogni paese. Se non
ripartiamo da quella prospettiva quello che ci rimane è fare il
tifo per uno o l'altro".
"È vero - incalza il fumettista - Trump è stato eletto
democraticamente. Ma il ruolo e il peso di Musk che usa il
termine democrazia come una scocca vuota? E Orban come lo
mettiamo? È un modello di democrazia ungherese? Per difendere la
democrazia in Romania hanno fatto scelte autoritarie".
Vale anche per i social il volersi esporre meno? "Si. Penso
che i social siano una merda. A livello macro hanno distrutto
tutto. Sto cercando di disintossicarmi. Vorrei anche vivere un
po'. Ho voglia di raccontare delle cose, ma vorrei capire come
si può fare senza il carrozzone di presentazioni, incontri che
ti porti appresso" spiega Zerocalcare.
Non ha il timore di parlare ai convertiti? "In parte è così.
Tanti miei lettori sono pischelli. Cerco di sistematizzare una
questione, come per il caso Salis, e di dare strumenti per
argomentare. Un po' serve. Su Netflix invece becchi il ragazzino
e il 60enne".
Cosa dobbiamo sistemare nel mondo? Cerco di essere poco
mitomane e fare cose che servano a vertenze concrete. Se non ho
nulla da indicare sto zitto. Le generazioni prima di me hanno
pensato di poter fare cambiamenti in gruppi grandi. Noi siamo
stati bravi a fare a botte con i fascisti nel quartiere, per un
respiro più ampio ci siamo persi per strada" dice Zerocalcare.
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