(di Marzia Apice)
MIRELLA SERRI, NERO INDELEBILE
(Longanesi, pp.194, 18.60 euro). Il conflitto mai sopito con la
magistratura, le scelte per il contenimento dell'immigrazione
con la nascita dei centri in Albania, le leggi sulla maternità
surrogata, il desiderio di cambiare la Costituzione, l'idea di
un capo come leader carismatico. Sono alcuni dei tratti
caratteristici del governo Meloni che secondo Mirella Serri,
autrice del libro "Nero indelebile" edito da Longanesi,
dovrebbero farci tenere alta la guardia di fronte a un possibile
rischio per la democrazia in Italia.
Nel suo saggio Serri propone una approfondita analisi
dell'ideologia della cosiddetta "destra di destra" italiana (la
definizione è di Francesco Storace) chiedendosi quale sia il
fine ultimo della premier Giorgia Meloni. Non c'è una accusa
diretta di adesione al fascismo, quanto la preoccupazione di
alcuni segnali di "continuità". Soprattutto nei militanti più
giovani, che sembrano rivendicare ancora una appartenenza ai
"miti" e rituali del passato, tra saluti romani, croci celtiche,
bandiere e marce naziste e festeggiamenti per il solstizio
d'inverno. "Il futuro è nelle radici", affermava Pino Rauti, e a
questo sembra rifarsi (anche se mai dichiaratamente, sottolinea
l'autrice) anche Fratelli d'Italia. Ma di quali radici si
tratta? "Questo governo è il prodotto di una destra radicale
che, lontana anni luce dai grandi padri della democrazia
liberale, non è mai stata interamente raccontata nelle sue
radici", scrive Serri, "Mussolini si era fatto collettore ultimo
delle peggiori istanze del nazionalismo, del corporativismo, del
pansindacalismo e dell'imperialismo. Così oggi la premier e i
suoi Fratelli e Sorelle, ovvero la sua classe politica, si
pongono come il terminale estremo di orientamenti euroscettici,
antiegualitari, anti-diritti civili, anti immigrati e di
tendenze e di ideologie che circolavano sotto traccia già da
decenni". Secondo l'autrice, le radici della destra meloniana
affondano nei movimenti francesi e tedeschi degli anni Sessanta
e nei miti e nelle teorie che proprio Rauti ha lasciato in
eredità ai suoi seguaci, molti dei quali poi confluiti in
Fratelli d'Italia. E in questo contesto Meloni che, è la tesi di
Serri, "non ha mai abbandonato l'estremismo verbale nemmeno nel
suo ruolo di premier", con il suo "radicalismo antimodernista ha
conquistato gli italiani, pure i più moderati che ritengono di
poter risolvere i loro problemi con l'Uomo o la Donna Forte al
comando".
Riportando fatti storici, citazioni, aneddoti e tornando più
volte sul pensiero e le parole di monito della senatrice Liliana
Segre, l'autrice traccia un quadro complesso, analizzando il
passato e il presente di Fratelli d'Italia e la crescita della
sua leader (che procede spedita sulla sua strada, dopo aver
superato "padri" importanti come Fini e Berlusconi), chiedendosi
anche se la sinistra non stia in realtà sottovalutando le
conseguenze che un attecchimento ancora più profondo della
cultura di destra nella società italiana potrebbe portare nel
nostro Paese.
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